Il martello del diavolo al teatro di Rifredi per il Florence Queer Festival
Secondo appuntamento col teatro nell’ambito della rassegna Florence Queer Festival al teatro di Rifredi con “Il martello del diavolo” di Remo Binosi e seconda serata di splendide emozioni seppur totalmente diverse da quelle di sabato scorso.
Un testo scritto nel 1997 da un autore che è scomparso prematuramente e che ha saputo creare uno dei pochi esempi di drammaturgia contemporanea al femminile di cui sono protagoniste due donne, Ada e Laura, impersonate da Maria Ariis e Paola Salvi, che sono anche le registe di se stesse e prodotto dalla compagnia fiorentina Teatri d’Imbarco.
Il loro incontro casuale, un appartamento in vendita, è l’input che dà vita a uno straordinario e avvincente gioco di svelamento progressivo durante il quale le due donne iniziano a raccontarsi, a ricordare e arrivano a confessare i loro rispettivi segreti facendo nascere un imprevedibile rapporto nuovo e profondo tra loro. Ada e Laura sono due donne totalmente opposte per carattere e vissuto ma si rivelano incredibilmente speculari e sono il mezzo attraverso il quale l’autore affronta con coraggio e porta allo scoperto le infinite e variegate sfumature dell’universo femminile: la forza dell’amore, il matrimonio, la violenza subita, l’omosessualità.
Straordinarie le due attrici, per me una piacevole scoperta, hanno dato vita a uno degli spettacoli più intensi ed emozionanti a cui abbia assistito nella mia breve ma intensa “carriera” di critico teatrale a Firenze; hanno saputo, grazie a una perfetta gestualità e varietà di toni recitativi, regalarMI, e come vedete sottolineo MI, emozioni a non finire, cosa che, purtroppo (e non mi era ancora mai successo e dispiace dirlo ma non è colpa del teatro, naturalmente) non è accaduta a buona parte del pubblico presente che ha spesso riso, e alcuni anche sguaiatamente, quando invece c’era solo da rimanere in silenzio e commuoversi: ancora più brave le due attrici che sono riuscite a non farsi distrarre da queste manifestazioni assurde d’intemperanza e hanno mantenuto il pathos che il testo richiedeva.

A volte si è immersi in altri pensieri e non si capisce appieno oppure il testo e la situazione erano coinvolgenti ma non immediatamente e così solo chi ha maggiore sensibilità l’ha colta. La nostra critica, ovviamente, SI.
Direi che gli altri spettatori dovrebbero andare a vederlo di nuovo!!
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Che peccato! Di solito il pubblico fiorentino sa apprezzare gli spettacoli…..magari tende ad essere esigente! Qui evidentemente non hanno capito nulla!!!
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