Accadde…oggi: nel 1896 nasce Eugenia Martinet
https://it.wikipedia.org/wiki/Eugenia_Martinet
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Eugenia Martinet, conosciuta come Eugénie (francesizzazione) o come Ninì (Aosta, 2 novembre 1896 – Aosta, 23 gennaio 1983), è stata una poetessa italiana.
Figlia di César Martinet e di Angèle Fournier, Eugenia nasce da una delle più note e antiche famiglie aostane: il nonno Jules Martinet era stato sindaco, lo zio Jean-Laurent deputato, il padre avvocato e socialista dalle origini.
I fratelli: Carlo, ingegnere, è dovuto emigrare in Francia perché aveva rifiutato il giuramento fascista; Lea si era battuta per gli ideali comunisti; Dora aveva sposato lo scrittore Sergio Solmi; Alda è stata la prima donna procuratore della Valle d’Aosta.
Il 1 maggio 1920 tenne un discorso pubblico per la festa dei lavoratori, il suo intervento venne ricordato come un “discorso bolscevico tenuto da una demoiselle“.
La perdita di un amico, Dante Malagutti, sostituto collaboratore del padre che cadde sul Carso il 24 maggio 1917 colpì la Martinet ventenne.
Nel 1920 sposa Luigi Dolchi, un universitario di Milano, già capitano del battaglione Aosta nella grande guerra.
Nel 1921 nasce il loro unico figlio, Giulio. Si trasferiscono a Milano, Luigi lavora alla Montecatini, Ninì insegna alle medie superiori.
A Milano Eugenia approfondirà la sua formazione intellettuale e politica. Quando era all’università di Torino aveva conosciuto Antonio Gramsci, a Milano si avvicina all’ambiente dell’avanguardia antifascista di Riccardo Bauer.
Quando arriva a Milano anche la sorella Dora, nel 1924, frequenta casa Solmi, dove può conoscere Umberto Saba, Eugenio Montale, Carlo Emilio Gadda, Elio Vittorini, Lalla Romano e nel dopoguerra Ferruccio Parri, Nilde Iotti e Palmiro Togliatti.
Scoppiava la seconda guerra mondiale: il marito viene richiamato nel 1939: prima il fronte occidentale, poi la Grecia e la Sicilia, infine il lager tedesco. Ritornerà a casa nel 1946.
Il figlio Giulio Dolchi militerà nelle file partigiane col nome di Dudo.
In questi difficili anni si rifugia a Bibian nella casa paterna. Finita la guerra, i Dolchi si ricongiungono e ritornano a Milano, dove frequenta l’ambiente del “Politecnico” di Vittorini e della “Rassegna d’Italia” di Francesco Flora. Alla morte del marito nel 1968 ritorna a Bibian.
Eugenia Martinet muore a Bibian, sulla collina di Aosta, il 23 gennaio 1983.
In casa la Martinet ha sempre parlato francese, ma non ha mai composto poesia in madrelingua, salvo rare eccezioni rimaste inedite.
Ha ricevuto l’educazione scolastica in italiano ed in italiano ha iniziato a comporre.
Ma è con la scoperta del patois valdostano che trova la sua collocazione stilistica sperimentando un linguaggio più complesso e ritmi diversi e la condurrà alla fine all’uso esclusivo, ottenendo i riconoscimenti maggiori. Il dialetto valdostano viene utilizzato senza tradizionalismi.
Non è solo una scelta stilistica e strumentale. Il patois è il naturale sbocco delle sue convinzioni di “esprit livre”, delle sue vicende familiari e di valdostana lontana dalla sua terra e dalle sue radici: in esso Ninì ritrova la sua identità.
Eugenio Montale così ha commentato la sua poesia:
« Poesia casalinga e magica, valligiana e aperta al senso dell’universo. … Di fronte ai suoi risultati non ha senso parlare di lingua o di dialetto, di modernità o di tradizione. C’è solo da leggere per essere convinti e stupiti. » |
(Eugenio Montale, Il corriere della sera, 20.06.1965.)OPERE:
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