“Il buio e la luce” di Santina Gullotto, riflessioni di Carmelo Giuseppe Antillo
Non sono un critico letterario, ma semplicemente un appassionato lettore di poesia, di quella che parla al cuore e muove i sentimenti.” Mi sono presa licenza id condividere la sua poesia “L’albero e il foglio” perché è bella fresca e romantica”, questo il mio primo contatto, risalente al mese di Gennaio, tramite facebook, con Santina Gullotto, tuttavia non personalmente incontrata.
Ma è stato come un colpo di fulmine. la sua poesia ha fatto subito breccia nel mio cuore. la sua disponibilità a mandarmi una poesia intitolata “L’otto Marzo per la donna” per essere letta nella ricorrenza della “Festa della donna” ha dimostrato il suo impegno nel sociale “nell’asprezza e la fierezza d’essere donna” la donna afferma Santina Gullotto, è stata, è vittima di abusi e di soprusi ma, e lo grida forte, “non saranno gli schiamazzi di chi festeggia un giorno come festa della donna se di quel sacrificio non ha capito il senso.
Così seguendo le sue pubblicazioni sono rimasto affascinato di Santina Gullotto, un volto scultoreo,
una personalità altera, maestosa, che vive fuori le mura dell’antica Randazzo, sulla terra bruciata dalla lava dove cresce e fiorisce il sambuco, dove alita il verde boschetto di querce e i campi si colorano di spontanei germogli. Un’artista poliedrica Santina Gullotto, non solo poesia, creativa nella moda, nella pittura coi suoi quadri ad olio su tela in cui respirano i paesaggi assolati della sua terra, e ancora la sua azione coinvolgente nel campo del sapere.
Ame appare, a distanza, un personaggio epico, atemporale anche per il suo profondo credo religioso, per la sua fede nella luce del Signore, che, a ben guardare, integra la sua personalità redendola forte nelle avversità.
La sua è una poesia che definirei ”intimista”, che trae origine da un vissuto che sa di sofferenza, di dolore dell’anima, di patimenti fisici e spirituali, di perdite di affetti, di privazione di vario genere, cui si accompagna un senso di solitudine che rende più gravoso il diuturno andare. E’ una poesia che nasce e si snoda come in un lungo tunnel, da dove, anche se con lentezza, si comincia a intravedere la luce, la fine dell’incubo perché il palpito vitale si fa strada ancorandosi al risveglio della natura e ancor più alla luce celestiale.
In questa recente pubblicazione, nomata “Il buio e la luce” a significare che il dolore è l’imprescindibile dato di partenza mentre il suo superamento è una conquista del volere e della grazia ricevuta, vi è una sostanziosa panoramica della poesia di Santina Gullotto, tanti quadri di aspetti di vita di ogni giorno, ricchi di sfumature, di tonalità derivate dalla cangiante intensità della luce del giorno.
Certo è che si rincorre la lettura delle poesie come avviene con le ciliegie, l’una tira l’altra.
Non va dimenticata la prosa. Per quello che ho avuto modo di conoscere, la prosa di Santina Gullotto, odora di terra, della sua terra e di quella che sente sua l’immensa vallata dominata dell’Etna, ed è piena di ricordi: volti di persone che l’hanno fatto ridere ma anche piangere. E fatti, accadimenti che rivivono con intensità nell’animo d’una donna nata per soffrire ma che ha saputo con forza fisica e ancor più spirituale alzare la testa e donare, con la sua poesia, un sorriso alla vita.
Ed anche per questo che desidero incontrare Santina Gullotto.

Grazie Fausta gentilissima
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