Arcangela Tarabotti, scrittrice , da me tradotto e rielaborato

Arcangela Tarabotti, nata nel 1604 e morta nel 1652, è stata una suora veneziana e una scrittrice italiana pre-moderna. Tarabotti scrisse testi e tenne corrispondenze con figure culturali e politiche per la maggior parte del tempo della sua vita adulta, focalizzandosi, nelle sue opere, sulle tematiche della reclusione forzata e su quelli che lei considerava come altri sintomi e sistemi di patriarchia e misoginia.
Tarabotti scrisse almeno sette opere sebbene solo cinque vennero pubblicate durante la sua vita.
A causa della politica delle sue opere molti studiosi la considerano “una scrittrice protofemminista così come una delle prime teoriche politiche”.
Arcangela Tarabotti nacque come Elena Cassandra a Castello, Venezia. Era una degli undici figli e la più grande di sei sorelle. Tarabotti come suo padre aveva delle disabilità che la facevano sentire fisicamente debole e che possono aver contribuito alla conclusione di suo padre che lei fosse inadatta al matrimonio.
All’età di 11 anni, nel 1617, fu mandata nel convento benedettino di San’Anna e prese il nome di Arcangela. Nel 1620 prese i primi voti e nel 1623 quelli definitivi che resero permanente il suo status monastico. Si sa che almeno durante i primi anni nel convento Tarabotti sia stata ribelle e schietta, si rifiutava di indossare gli abiti religiosi o di tagliarsi i capelli finché le venne ordinato direttamente dal patriarca di Venezia Federico Baldissera Bartolomeo Cornaro. Le sue credenze, comunque, rimasero inalterate; Tarabotti scrisse di Cornaro spiegando che “mi ha fatto modificare le mie vanità. Ho tagliato i capelli ma non ho estirpato le mie emozioni. Ho riformato la mia vita ma i miei pensieri fioriscono i modo rampante e come i miei capelli tosati crescono sempre di più”. Sebbene Tarabotti diventasse meno apertamente ribelle dopo questo momento scrisse che vivendo da suora stava “vivendo una bugia”.
Rinchiusa com’era Tarabotti riuscì a istruirsi da sola leggendo e scrivendo tanto durante i suoi anni in convento; non solo, riuscì anche a far circolare le sue opere tra le sue colleghe attraverso la corrispondenza e sembra che ricevesse molte visite dall’esterno, tutto questo in aperta disobbedienza con la chiesa ufficiale.
Sembra che abbia creato una rete impressionante di corrispondenti tra scrittori, scienziati e figure politiche che usò per impegnarsi in discorsi critici di politica e letteratura e a farsi aiutare a pubblicare cinque sue opere durante la sua vita la sua più celebre “Tirannia Paterna” due anni dopo la sua morte.
Sebbene le donne in convento avessero opportunità uniche per istruirsi da sole e avere accesso a libri e materiale scritto il livello d’istruzione di Tarabotti sembra unico perfino tra questo gruppo di donne. Le sue lettere la situano in una comunità di studiosi dove la presenza di una donna era unica e dura da conquistare.
Le aperte critiche di Tarabotti alla monacazione coercitiva delle donne, la misoginia e altre sfaccettature dei sistemi patriarcali la rendono una scrittrice politica unica; anche il suo stile lo era perché mescolava autobiografia, resoconto fittizio, critica letteraria, manifesto politico, invettiva ed ermeneutica per creare opere potenti antesignane della provocante politica protofemminista.
OPERE
Paradiso monacale (pub. nel 1643).
Antisarita (pub. nel 1644), una risposta anonima a Francesco Buoninsegni’s *Contro ‘l lusso donnesco satira menippea (1638).
Lettere familiari e di complimento (pub. nel 1650).
Le Lagrime D’Arcangela Tarabotti (pub. nel 1650).
Che le donne siano della specie degli uomini Difesa delle donne (pub. nel 1651 con lo pseudonimo di Galerana Barcitotti), risposta al trattato anonimo Che le donne non siano della spezie degli uomini. Discorso piacevole (1647).
Tirannia paterna (pub. postumo nel 1654 come La semplicità ingannata).
L’inferno monacale (pub. postumo nel 1990).
https://en.wikipedia.org/wiki/Arcangela_Tarabotti