Volteggi, raccolta di racconti di Gabriella Vergari, immagini di Franco Blandino, recensione di Daniela Domenici

Volteggiare oltre, al di là di ogni orizzonte di immagini e parole: è decisamente questa la cifra distintiva della scrittrice e docente catanese Gabriella Vergari che si avvale della forma del racconto, a lei più affine, per portarci in volo con lei.

Dopo “Species”

https://danielaedintorni.com/2019/07/24/species-bestiario-del-terzo-millennio-raccolta-di-racconti-di-gabriella-vergari-tavole-di-antonino-viola-boemi-editore-recensione-di-daniela-domenici/

Vergari ci regala altri ventun racconti che sono, ancora una volta, abbinati ai bei disegni di un autore, in questo caso Franco Blandino, in un perfetto, consonante amalgama. Originale e perfetto l’escamotage visivo di concludere ogni racconto con il disegno di un’ancora, simbolo di un approdo temporaneo di quel volteggio prima di rialzarsi in volo in cerca di nuove mete.

Due storie di questa nuova raccolta sono anche in “Species”, quello del camaleonte che qui s’intitola “Politically correct” e quello della scimmietta che diventa “Rifrazioni” a cui si aggiunge una nuova amica, Margherita, la mucca che non ama esibirsi davanti al pubblico nei rodei.

Per gli altri racconti non c’è un fil rouge evidente se non la curiosità ininterrotta dell’autrice per la sperimentazione di sempre nuovi linguaggi narrativi, da quello intessuto di parole inglesi e tecnologiche in “Customer Care ovvero delle scelte”, la cui protagonista è un’adolescente che vorrebbe non omologarsi, alla lingua siciliana con l’inserimento di parole in dialetto in “Storie di Cavalli Volanti” che si svolge durante la festa di Sant’Agata e il Carnevale di Acireale.

Vergari si diverte anche a colorare alcune sue storie di un divertente mistero come in “Venature” in cui si cerca di indagare sulla vita di un uomo dopo la sua sparizione. L’autrice dimostra, anche in questa nuova raccolta, la sua grande ironia in “Morto che parla” con l’apertura, colma di sorprese, di un testamento, in “Scommesse” con uno spogliarello dal finale a sorpresa e in “Mater rixarum” (la madre dei litigi NdT) il cui protagonista è un foglio appeso in un ascensore condominiale.

C’è anche un delizioso omaggio alla sua professione di docente di latino e greco in “Nel segno del granchio” e anche la sua attenzione all’attualità con “Lo strappo del sorriso” ispirato a un episodio di xenofobia.

Perfetto la conclusione di questa raccolta con il racconto “La danza di Rudra” in cui sparge, con apparente nonchalance, innumerevoli petali di citazioni culturali: bravissima.