io, ispettrice dell’ENAC che non vuole l’EPE, di Graziana Zaccheo
Lavoro per una delle eccellenze della pubblica amministrazione, l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, “autorità unica di regolazione tecnica, certificazione, vigilanza e controllo nel settore dell’aviazione civile in Italia nel rispetto dei poteri derivanti dal Codice della Navigazione”. È un ente pubblico non economico, dotato di autonomia legislativa e di bilancio, la cui Missione è un meraviglioso manifesto di cos’è il servizio pubblico: ” Nello svolgimento della propria attività istituzionale di regolazione e controllo del settore aereo l’Ente promuove lo sviluppo dell’Aviazione Civile, garantendo al Paese, in particolare agli utenti ed alle imprese, la sicurezza dei voli, la tutela dei diritti, la qualità dei servizi e l’equa competitività nel rispetto dell’ambiente”. Ogni volta che la leggo mi brillano gli occhi, perché è proprio quello che ogni giorno facciamo. Facciamo volare la gente. Da vent’anni a questa parte le donne e gli uomini di Enac lavorano per garantire agli utenti di volare in sicurezza e tutelati nei propri diritti di passeggeri, ed alle imprese del settore aereo di operare in un contesto di equità. Siamo lo Stato che sale a bordo, che entra nei gate, nei pontili d’imbarco, che vigila perché volare sia sicuro e confortevole per tutti. E se non è questo il lavoro più bello del mondo?
Ricordo con grande emozione il giorno in cui ho messo piede in aeroporto per prendere servizio nella mia Direzione Aeroportuale, intraprendendo il percorso che mi ha portato a diventare ispettrice aeroportuale. Ricordo la paura, l’eccitazione, i mille dubbi e l’immensa voglia di iniziare questa splendida avventura. Il mio è stato un salto nel vuoto, che ha stravolto la mia vita e quella della mia famiglia, che mi ha portata dalla mia Puglia alla Liguria, scombinando i programmi, con l’unica certezza che, comunque fosse andata, stavo facendo qualcosa di buono per me e per gli altri. Perché? Perché avrei lavorato per l’aviazione civile, per lo Stato, perché comunque fosse andata avrei svolto un servizio per la collettività, che per me è, e sarà sempre, un grande onore ed una grande responsabilità. Quella di lavorare per lo Stato è stata una scelta, non dettata solo dal desiderio di stabilità dell’anelato posto fisso. Questo è importante, lo è tantissimo, ma non è tutto.
Ho lavorato per quasi dieci anni nel privato prima di entrare in Enac, e so bene cosa significa. Sono stata fortunata, ho avuto modo di lavorare in realtà dinamiche e sane, dove ho trovato anche stabilità e soddisfazione personale, dove ogni giorno lavoravo con entusiasmo e diligenza. Ma qualcosa mi mancava. E quando sono stata chiamata per lavorare in Enac ho capito cosa: avevo bisogno di indipendenza, ma non mi riferisco a quella personale. Indipendenza delle mie azioni dal giogo del profitto. Può sembrare un’affermazione forte, che ha un sapore ‘arcaico’ ma credetemi, non lo è. Lavorare per lo Stato mi permette ogni giorno di svolgere il mio compito nel totale interesse del servizio stesso, al meglio delle mie facoltà, senza che qualcuno dall’alto mi dica che devo darci un taglio perché è ‘antieconomico’. È proprio questo che mi mancava prima, che mi fa fiera ogni giorno di quello che faccio e di come lo faccio. Non è certo semplice, ci sono tanti vincoli, tante responsabilità, ma ognuno di noi pubblici dipendenti, ognuno nella propria specifica funzione, concorre a servire la collettività… ed è meraviglioso!
Purtroppo per me e per tutti i lavoratori dell’Enac tutto questo potrebbe presto finire: un disegno oscuro del MIT e della nostra dirigenza vuole trasformare il nostro ente in un ente pubblico economico, mandando a farsi benedire l’interesse pubblico per soggiogarlo al ben più redditizio scopo di lucro. Perché l’EPE di pubblico ha ben poco, si tratta infatti di un ente che ha come “oggetto esclusivo o principale l’esercizio di un’impresa commerciale”, iscritto nel registro delle imprese, per cui di tratta di un’impresa a tutti gli effetti. Gli enti pubblici economici “non fanno parte della pubblica amministrazione italiana, ed il rapporto d’impiego del personale presso tali enti è di diritto privato” (fonte Wikipedia). Non voglio in questa sede disquisire sul perché o il per come questa forma giuridica non sia confacente ad un ente come l’Enac che svolge funzioni cruciali per l’aviazione civile, lascio ai giuristi le valutazioni di merito. So solo che nel momento in cui l’Enac diventasse EPE, in quello stesso istante perderebbe la caratteristica più importante, che permette a tutti noi di svolgere diligentemente e serenamente il nostro splendido lavoro: la terzietà.
La dirigenza, il Presidente, la Ministra, ci stanno provando in tutti i modi a convincere noi lavoratori dell’Enac che questo non avverrebbe, che conservemmo intatte le nostre funzioni, che potremmo ancora essere unico ente di regolazione e vigilanza per l’aviazione civile in Italia. Ed io in cuor mio vorrei proprio crederci, vorrei, davvero, ma non posso, perché anche se non ho studiato giurisprudenza e sono solo un’umile ispettrice aeroportuale lo so bene che la parola Pubblico accanto a Lucro non ci sta per niente. E piango e mi dispero perché questo lavoro l’ho voluto con tutta me stessa, e vorrei continuare a farlo pur con tutte le difficoltà e le contraddizioni finché avrò forza e passione, senza mai dover scegliere tra pubblica utilità e profitto. Ed è per questo che il 16 settembre sciopererò, assieme a tanti lavoratori dell’Enac che come me vogliono continuare a servire lo Stato, a far volare la gente in sicurezza, senza se e senza ma.
Un rombo nel cielo, la bianca scia
La scacchiera bianca e rossa a segnare la via
Due fari all’orizzonte, rompono l’immenso blu
Si approccia veloce, avvicinandosi sempre più
Un attimo e tocca, le ruote s’imprimono sull’asfalto
L’uccello magico riposa, pronto a fare un nuovo salto
Ed io torno a volare, torno a sognare
Il cuore batte forte, non sa più aspettare
Spettatrice privilegiata
Guardo ogni aereo estasiata
È sempre come la prima volta
Questa passione non mi può essere tolta
Qui si tocca l’immenso
Ogni volo mi regala grande emozione
Il mio piacere è intenso
Che gioia lavorare per l’aviazione!