scienza e coscienza, di Loredana De Vita

Science and Conscience

Ci sono le ragioni della scienza e quelle della coscienza. La scienza si basa su dati empirici, la coscienza su dati umani variabili a causa delle necessità delle persone stesse. Non è “colpa” della scienza scoprire i dati e metterli insieme o in fila l’uno dietro l’altro, anzi, ma è colpa della coscienza scegliere una soluzione invece di un’altra. La domanda è sempre la stessa: che cosa è meglio per gli esseri umani? La salvezza economica e quella fisica non sono sempre separabili, è vero, ma preferire l’economia alla vita può essere alquanto discutibile. Ci sono situazioni, e questa ne è una, che ci richiamano a scoprire nuove traiettorie, nuovi percorsi per salvare l’economia custodendo la vita. Non dovremmo demandare ad altri la pazienza del tempo da costruire né colpevolizzare altri per la condizione che tutti condividiamo. È una situazione di emergenza nella quale se è vero che ogni essere umano è coinvolto in maniera molteplice, è anche vero che ogni essere umano ne è responsabile. Non si può accusare la scienza né la coscienza se la situazione sfugge di mano, ma si può attribuire alle persone l’incapacità di attenersi a regole complicate e difficili, certo, ma che nel limitare apparentemente la libertà individuale, cercano di salvare la libertà alla vita della comunità. È in situazioni così drammatiche che ci dovremmo accorgere del peso che diamo alla coscienza nella nostra vita. È in situazioni così avvilenti che dovremmo poter riconoscere l’intelligenza della nostra umanità e, invece di accusare e recriminare contro l’altro, interrogarci su quale sia e quale sia stato il nostro comportamento, quale la prudenza e il rispetto che abbiamo avuto per la nostra stessa vita prima ancora che quello per la vita dell’altro; è il tempo di restare uniti e cercare di rispondere all’emergenza con la consapevolezza delle azioni personali, delle scelte, delle azioni che possono diventare vere e proprie rappresaglie contro la fragilità della vita dell’altro. Certo, le difficoltà sono tante, ma noi possiamo affrontarle da vivi. Gli ammalati, quelli che trascurano altre patologie da cui sono affetti perché temono i Pronto Soccorso intasati, perché tutto deve necessariamente essere legato alla cura del Covid19, quelli che non hanno mai smesso il loro lockdown fisico o psicologico fin dall’inizio della pandemia perché fragili, tutti questi e altri ancora non hanno possibilità di scelta e dipendono dalla responsabilità della scelta dell’altro. La scienza non può tutto, ha dei tempi e dei limiti, la coscienza no. La coscienza può fare di ciascuno di noi una persona più sagace e attenta, una persona che sa inventare il tempo per i più piccoli, una persona che approfitta dell’attimo terribilmente difficile per dare finalmente una svolta all’uso dei social o della rete per educare nei fatti e non solo a parole a un uso coscienzioso dei media quali strumenti di lavoro. Questo non è il tempo della rabbia e dell’angoscia, ma il tempo della consapevolezza, della responsabilità e della conoscenza. Conosco le difficoltà della scuola, dello smart working, della solitudine delle pareti domestiche, la bellezza degli abbracci, la gioia degli incontri, la necessità del lavoro, il desiderio di uno stipendio stabile, la voglia di fare una spesa “pazzerella”, la gentilezza della carezza del vento in riva al mare, la compagnia del frastuono di strade affollate e rumorose, ma affinché tutto questo non resti solo un tributo del passato, è necessario essere ogni giorno più responsabili per sé e per gli altri. È necessario mettere da parte la rabbia e lo scontento, lasciare che la scienza faccia in serenità il suo lavoro e, intanto, lasciare che la coscienza operi e costruisca segni e territori di pace.