accadde…oggi: nel 1999 muore Gabriella Bemporad
2000 – SAGGISTA e traduttrice, intellettuale di spicco nella vita culturale fiorentina degli anni ‘ 50, Gabriella Bemporad sarà ricordata oggi presso il Lyceum (via degli Alfani 48, ore 17) ad un anno dalla sua scomparsa. A presentare la sua figura e opera, interverranno Giuseppe Bevilacqua, Gianfrando Draghi, Margherita Pieracci Harwell e Ida Zappelli. Una delle ultime uscite pubbliche di Gabriella Bemporad, figlia dell’ editore fiorentino amico di Carducci e Pascoli, risale a un paio di anni fa, in occasione della giornata di studi dedicata dal Lyceum alla scrittrice e poetessa Vittoria Guerrini-Cristina Campo. Legate da profonda amicizia, da affinità elettive che passavano dall’ amore per la letteratura tedesca, per la perfezione del linguaggio fino all’ intransigenza, Gabriella e Vittoria hanno intrecciato la loro vicenda umana fino al territorio estremo in cui vita e letteratura diventano la stessa cosa.
Dopo gli anni fiorentini, con Leone Traverso, Mario Luzi e le prime traduzioni di Hofmannsthal (firmate Gabriella Benci a causa delle leggi razziali) Bemporad si trasferisce a Roma – dove già viveva la Campo – incontra, Bobi Bazlen, Bernhard (il primo a diffondere Jung in Italia) e non disdegna, insieme alla letteratura la passione per l’ esoterismo. Un cammino ricco di incontri e frequentazioni, in cui compare sempre una terza presenza amica d’ elezione, conosciuta nel ‘ 52 a Firenze, a casa della Campo, Margherita Pieracci Harwell. “Ho sempre avuto l’ impressione che quando traduceva si misurasse con la scrupolosa tradizione degli artigiani fiorentini” nota Pieracci, ricordando la cura speciosa di Bemporad, “a cui non mancavano né fantasia né cuore”, nel suo lavoro sui Saggi dell’ amato Hofmannsthal.
E toccherà proprio a Pieracci Harwell (la Mita delle lettere di Cristina Campo, pubblicate da Adelphi, ormai alla seconda edizione), insieme a Gianfranco Draghi, raccontare il percorso di quel sodalizio, in tempi in cui l’ amicizia era un “foedus sacrum”, un patto sacro come scriveva Catullo. (m.a.)