eppure qualcosa deve essere detta!, riflessione di Loredana De Vita
https://writingistestifying.com/2022/11/10/yet-something-must-be-said/
In generale, dei libri che leggo scrivo recensioni e pensieri solo di quelli che mi lasciano qualcosa, magari neanche mi piacciono molto, ma mi dicono qualcosa, poiché non è mio compito né desiderio acclamare o affossare un libro, ma parlare di quei libri grazie ai quali è possibile aprire una riflessione.
Eppure, questa volta, qualcosa devo pur dirlo!
Il libro in questione non solo non mi è piaciuto, ma non mi ha lasciato se non il fastidio di non comprendere come sia possibile che sia stato così elevatamente premiato.
La trama è incongrua, la narrazione sembra un sequel di eventi sconnessi tra loro, i personaggi sono non delineati e senza spessore, non c’è abilità descrittiva di ambienti né di stati d’animo, il linguaggio è esuberante nel nulla di senso e carente nella forma espressiva e comunicativa.
I temi, interessanti, sono quelli comuni della nostra epoca: fuga da sé e dall’ambiente, lo straniero, la sessualità. Temi che meritano tante voci proprio perché attuali e perché sia possibile trovare un confronto e un incontro.
Purtroppo non accade così nel libro di Mario Desiati, Spatriati (Einaudi, 2021), Premio Strega 2022.
Ci vuole abilità, questo sì, per mettere insieme temi così scottanti e non affrontarne davvero, in un modo o in un altro nessuno!
Nel racconto, chi si crede speciale è, in realtà, “specialmente uguale”, per cui nessuna fuga ha senso e i luoghi fisici della fuga (Milano, Londra, Berlino), sono anche sviliti nella stereotipizzazione provinciale in cui mescolarsi agli altri aiuta solo a occultare sé stessi.
E sia!, ho pensato, questo è forse il significato del testo a partire dal titolo, Spatriati, eppure non c’è riscontro. Tutto sembra molto frettoloso e teso solo a delineare relazioni (familiari, amicali e d’amore), discriminazione (sociale, di razza, di genere), sessualità (non intesa come forma di comunicazione ma come “folclore sessuale) che sembrano astratte rispetto alla realtà narrata, svilite nel significato e nella lotta, decostruite e destrutturate come problema o questione.
Insomma, che cosa vuole l’autore? Non che cosa vuole dire, ma che cosa vuole lui come persona?
Eppure, il libro è coronato da un premio di grande importanza. Chissà, forse davvero l’editoria corre dietro al nulla.