Un gatto steso al sole, silloge poetica di Stefano Serri, edizioni Kolibris 2022, recensione di Daniela Domenici
Questa silloge poetica, composta da una settantina di liriche suddivise in tre capitoli, di Stefano Serri, scrittore, traduttore e infermiere, commuove profondamente per le tematiche scelte, dolorosamente drammatiche, stupisce per l’ampiezza e la varietà delle strutture poetiche utilizzate e talvolta fa anche sorridere.
Inizio dal sorriso che sorge spontaneo con “Cinque galline”, per esempio, che appartengono al secondo capitolo, in cui nelle prime quattro composizioni la gallina viene definita con aggettivi che iniziano tutti con “int”, da “interinale” a “intermittente”, mentre la quinta è “gallina in transizione”; queste poesie sono una più divertente dell’altra e descrivono, con l’escamotage della gallina, cinque situazioni, cinque modi di essere di alcuni esseri umani. Deliziosa la composizione dedicata al bradipo con la scelta stilistica, molto futuristica, di giocare con le parole scritte, come in questo caso, in verticale, come un acrostico. Serri utilizza spesso gli animali come protagonisti delle sue liriche, li umanizza, li antropomorfizza ed è una scelta vincente per farci riflettere sui nostri comportamenti.
Complimenti di vero cuore per le tante strutture poetiche che Serri sa usare con maestria, dalla rima interna all’enjambement, dalle allitterazioni alle assonanze, dagli ossimori alle sinestesie agli acrostici, qualche volta, ma non molto spesso, anche qualche rima baciata; talvolta inserisce brevi brani in prosa che arricchiscono ulteriormente la magia dei suoi versi…e così conclude il poeta Serri “vorrei essere un poeta per salvarti la vita… Saprei tace per restarti meglio accanto, saprei mettere uno spazio bianco e andare a capo. Saprei che non è un punto ma una virgola, la morte, e poi voltare pagina senza più paura perché Lui, quello che scrive, anche se si ferma un momento poi ricomincia…”: e noi lo ringraziamo per essere un Poeta così empatico.