scogliera di cristallo, glass cliff
https://it.wikipedia.org/wiki/Scogliera_di_cristallo
La scogliera di cristallo, o scogliera di vetro (dall’inglese glass cliff), è il fenomeno per cui, in periodi di grave crisi o di recessione, è più probabile che venga scelta una donna in un ruolo dirigenziale.
Il termine è stato coniato nel 2004 dai professori britannici Michelle K. Ryan e Alexander Haslam dell’Università di Exeter, nel Regno Unito. In uno studio, Ryan e Haslam hanno esaminato le prestazioni delle aziende FTSE 100 prima e dopo la nomina di nuovi membri del consiglio di amministrazione, e hanno scoperto che le aziende che avevano nominato donne nei loro organi amministrativi erano quelle che avevano sperimentato un periodo di costanti e cattive prestazioni nei cinque mesi precedenti[1].
Questi studi hanno portato all’individuazione del fenomeno della cosiddetta “scogliera di cristallo”, un concetto costruito sulla base della metafora del “soffitto di cristallo“, che indica il fenomeno per cui le posizioni organizzative dirigenziali sono visibili ma irraggiungibili per le donne, perché ci sono alcune difficoltà a raggiungerle che invece sono invisibili (sistemiche).
Il concetto di “scogliera di cristallo” invece indica quella situazione in cui nei momenti di grave crisi, quando ogni scelta comporta elevati rischi di fallimento e impopolarità, è più difficile trovare uomini disponibili ad accollarsi il compito, che viene più facilmente assegnato a una donna. Secondo alcuni, le aziende riconoscono alle donne la capacità di una comunicazione empatica, che comunica ai membri dell’azienda il messaggio che “sono tutti sulla stessa barca”. Terminato il periodo di crisi, gli errori commessi dalle dirigenti donne giustificano il loro licenziamento e sostituzione con colleghi uomini, percepiti come più competenti[3][4]. Secondo uno studio, una donna amministratrice delegata ha il 45% di probabilità in più di essere licenziata rispetto a un uomo[5] e questa percentuale è ancora più alta quando l’azienda va bene: l’ipotesi è che quando l’azienda va bene si faccia più fatica a capire di chi sia il merito, e i dirigenti lo attribuiscono di preferenza agli uomini[6].
Da quando è nato il termine, il suo uso si è esteso oltre il mondo aziendale per comprendere anche la politica e altri ambiti.
Lo studio statistico è stato poi convalidato da un esperimento psicologico condotto nel 2008 su dirigenti d’azienda, laureati in management e studenti delle superiori: i partecipanti hanno preso visione di tre curriculum vitae per un posto di amministratore: un CV era particolarmente scadente, mentre gli altri due erano equivalenti, ma uno era di un uomo e l’altro di una donna. I partecipanti venivano quindi informati della situazione più o meno critica in cui versava l’immaginaria azienda che avrebbero dovuto salvare. Più l’azienda veniva descritta come in crisi, più i partecipanti sceglievano il CV femminile[2].
Nella storia recente
- Margaret Thatcher prima donna a ricoprire la carica di Primo ministro del Regno Unito dal 4 maggio 1979 al 28 novembre 1990, dopo soli 4 anni di politica attiva, in un momento di grave crisi e declino della Gran Bretagna[7]
- Christine Lagarde, nel 2011 prima donna a guidare il Fondo Monetario Internazionale, nel momento di crisi peggiore dalla sua fondazione nel 1945 dopo la crisi dei subprime e lo scandalo Strauss-Kahn[8][9]. In un’intervista recente, Lagarde ha sostenuto di incoraggiare sempre le dirigenti donne ad accettare responsabilità in momenti di crisi, in quanto si tratta di un rischio calcolato[10].
- Marissa Mayer, dal 16 luglio 2012 a giugno 2017 è stata amministratrice delegata di Yahoo!, dopo che l’azienda si era vista superare da Google per più di anno e che aveva subito diversi cambiamenti a livello top management[11][12].
- Virginia Raggi, dal 2016 prima sindaca di Roma dal 1870, eletta dopo le indagini su Mafia Capitale, le dimissioni del sindaco precedente Ignazio Marino e il Commissariamento della città con Francesco Paolo Tronca
- Pamela Rendi-Wagner dal novembre 2018 presidente del Partito Socialdemocratico d’Austria, prima donna a ricoprire tale ruolo dalla fondazione nel 1888, dopo diversi mesi di crisi interna del partito[13]
- Debra Perelman è la prima donna amministratrice delegata della Revlon dalla sua fondazione nel 1932, in un momento in cui l’azienda è stata messa in crisi dall’e-commerce[14]
- Theresa May assume il ruolo di Primo ministro del Regno Unito come seconda donna dopo Margaret Thatcher (quindi dal 1990), poco dopo il referendum sulla cosiddetta “Brexit” in seguito alle dimissioni di David Cameron e al rifiuto di Nigel Farage e Boris Johnson, che pure avevano promosso la Brexit, di guidare la coalizione di governo[2]
- Per la prima volta dalla sua istituzione nel 1948, il Consiglio della Chiesa evangelica in Germania è guidato da tre donne dopo gli scandali sessuali del 2021[15][16].
- Magdalena Andersson, prima donna a occupare la carica di Primo ministro in Svezia, riceve l’incarico il 24 novembre 2021[17]. Tuttavia il Partito di Centro ritira il suo appoggio nel giro di poche ore, sicché Andersson rassegna le dimissioni il giorno stesso[18].