accadde…oggi: nel 1905 nasce Bice Bisordi, di Laura Candiani
Bice Bisordi, nata l’11 marzo 1905 a Pescia, è stata secondo la critica una delle più importanti scultrici italiane del XX secolo, specializzata nell’arte nobilissima del ritratto, eseguito di preferenza in bronzo o in terracotta. Sicuramente – come racconta lei stessa nelle memorie – fu influenzata dall’attività del padre che aveva un laboratorio dove scolpiva il marmo e lavorava la creta; i tre fratelli (Carlo, Enzo e Tito) presto entrarono nell’azienda di famiglia, mentre la sorella Nella si occupava della casa e faceva la sarta; le due maggiori (Norina e Teresa) si erano diplomate maestre. Quest’ultima, sposandosi, andò a vivere a Montecatini dove la giovanissima Bice la seguì e aprì un piccolo studio in cui faceva ritratti a matita e iniziava a utilizzare la creta.
La sua abilità non passò inosservata : i turisti, i villeggianti, specie americani, e alcune personalità di spicco (come la marchesa Ines Mauri Badò di Roma e Carla Balduzzi di Milano) cominciarono a credere in lei e a incoraggiarla. Fu così che Bice si impegnò per essere ammessa alla prestigiosa Accademia d’arte di Firenze, che raggiungeva ogni giorno con il treno. Si diplomò nel 1932 e nel ’35 poté esporre nella sua città, in una saletta presso il Caffè Pult , dove all’epoca si tenevano tre concerti al giorno.
Il giornalista Vittorio Taddei fu il primo a scoprire ufficialmente il talento della scultrice e ne scrisse sul “Telegrafo”. Già si delineavano le caratteristiche che emergeranno e matureranno in seguito: la finezza psicologica (“La nipotina Licia”), la fusione fra aspetto fisico e spiritualità (“Adolescente”), il gusto per il minimo dettaglio (“Dorso di donna”), la sensibilità nel tratteggiare i volti dei bambini (“Putto”,”La Vita”, ”Primi vagiti”,”Sorriso di bimba”,”Il Poema”), la delicatezza nei ritratti di madri (“Maternità”), il realismo non disgiunto dalla poesia (“Scugnizzo” in cui è evidente il richiamo all’arte di Vincenzo Gemito).
Iniziò quindi una carriera prestigiosa, fitta di mostre, concorsi, riconoscimenti in Italia e all’estero; intanto Bice aveva allestito il suo studio all’interno dello stabilimento termale Torretta nel cui parco, durante la stagione estiva, suonava il pomeriggio un’orchestra e si esibivano i più noti cantanti. Qui ebbe l’occasione di conoscere e ritrarre Angelo Motta (l’industriale del panettone), Eduardo De Filippo, Angelo Borghi (proprietario dell’azienda di lane B.B.B.), il console generale Shard di Zurigo, mentre proseguiva l’attività dei ritratti “a memoria”, come il busto di Kennedy e i bassorilievi di papa Giovanni XXIII e di Paolo VI, oggi in Vaticano, per cui ottenne la medaglia d’argento del Pontificato. Critici, esperti, artisti parlano di lei e acquistano sue opere: Griselli, Mannucci, P. Annigoni, L. Cascella, C. Basini, P. Scarpa, P. Catalano, V. Mariani, G. Valori; anche personaggi dello spettacolo come Renato Rascel e Walter Chiari – di passaggio a Montecatini – le rivolgono apprezzamenti lusinghieri.
Bice in seguito aprì un nuovo studio sotto i portici del cinema – teatro Kursaal dove, passando, la si poteva vedere all’opera attraverso i vetri , spesso davanti a qualche modello in posa per un ritratto; intanto collezionava nuove mostre (Bologna, Roma, Milano, Forte dei Marmi, Lucca, anche a Lugano), era ammessa in prestigiose accademie (Internazionale “L. da Vinci”, ”Artes Templum”, ”Tiberina”), veniva segnalata nel catalogo Bolaffi ed era iscritta all’Album Europeo (1977).
Il suo nome uscì dai confini italiani grazie al premio francese S. Raphael (medaglia d’oro per un ritratto di Padre Pio del ’73) e al riconoscimento del Parlamento USA (’74). Bice realizza opere di varia ispirazione, anche per farne dono a istituzioni; due ritratti di vescovi (Angelo Simonetti e Dino Luigi Romoli) si trovano nel Duomo di Pescia, mentre un bassorilievo che raffigura i coniugi e benefattori Alcide e Matilde Nucci viene donato all’ospedale cittadino. Nonostante una certa dispersione, inevitabile per una ritrattista, un discreto nucleo di 27 opere si può oggi ammirare nel Palagio di Pescia per avere una visione complessiva dell’artista, ”libera interprete delle forme moderne, nel suo linguaggio realistico”(A. Corsetti), ”una delle poche eredi del purismo e del romanticismo plastico”, di “acutezza penetrante” e “spiritualità vibrante”(G. Valori).
Quasi novantenne viene convinta a scrivere le sue memorie in cui racconta, con umiltà e gratitudine, la sua lunga carriera e il dono prezioso dell’arte; il piccolo libro – ricco di documentazione fotografica – viene presentato a Pescia nella sala consiliare del Comune nell’ottobre del 1993.
Bice Bisordi è morta a Pescia il 5 maggio 1998.