accadde…oggi: nel 1828 nasce Amanzia Guérrillot, di Claudia Speziali
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Amanzia Giovanna Antonia Guérillot nasce a Milano il 20 aprile 1828, figlia di Teresa Guerrini e Niccolò, primo contabile di Napoleone I. Il padre è il primo a rendersi conto delle grandi potenzialità che, fin da giovanissima, Amanzia va sviluppando in campo artistico e a sostenerla e incoraggiarla in questa direzione. Niccolò è il suo primo maestro di disegno e, sentendosi inadeguato di fronte ai grandi progressi dell’allieva, decide di cercarle un insegnante di prestigio. Nel 1842 conosce Angelo Inganni e Amanzia viene accolta nella famiglia del pittore, dal quale riceve lezioni di pittura in cambio di lezioni di francese a una nipotina dell’artista. Angelo Inganni (1807-1880), formatosi all’Accademia di Brera sotto la guida di Giovanni Migliara e Francesco Hayez, è uno dei maggiori vedutisti del XIX secolo; per nobili e borghesi del Lombardo-Veneto e di Vienna dipinge realistiche vedute di cittadine lombarde e diverse sue tele sono una documentazione visiva della Milano del tempo.
Nel 1845 Niccolò Guérrillot muore e Angelo Inganni diviene tutore della ragazza diciassettenne. Nel 1847 Amanzia partecipa all’Esposizione di Brera con una Veduta del Palazzo di Giustizia di Milano, Il battello a vapore a Lariano sul Lago di Como e una tela che rappresenta il Taglietto, la zona collinare con la bella residenza che conduce alla Santissima, ex convento sul colle Barbisone di Gussago, poco distante da Brescia, in cui soggiornano Angelo Inganni e la moglie Aurelia Bertera, vedova del miniaturista Giambattista Gigola, insieme alla giovane Amanzia. Posto su un colle a dominio dell’abitato di Gussago, fin dal Medioevo l’ex complesso domenicano della Santissima caratterizza il paesaggio di questo estremo lembo di Franciacorta ed è stato nell’Ottocento un importante cenacolo di cultura. L’esistenza di una chiesa rurale “in monte di Barbisono” nel territorio di Gussago è attestata per la prima volta da un’indulgenza emanata nel 1460 da papa Pio II “pro loco Trinitatis Gussagi”. Della chiesetta nulla si sa circa la data di costruzione, ma nel 1460 è detta “quasi reparata”: dunque già abbastanza vecchia da richiedere restauri. Diciannove anni dopo Sisto IV ne decreta l’unione al convento bresciano di San Domenico, che voleva fare del “romitorio” una casa per evadere dalla città in tempi di “pestifera infirmitade” e per la villeggiatura nei periodi estivi. Nei secoli XVI-XVII i Domenicani, attivi a Gussago anche come inquisitori, sottopongono la Santissima a varie opere di adattamento: vengono ampliati il nucleo abitativo e le strutture necessarie alla coltivazione della vite e alla raccolta di erbe medicinali e di legna per il monastero della città.
Modifiche sono apportate anche alla chiesa: sulla facciata romanica viene aggiunto un portico con colonne in pietra, mentre all’interno sono inseriti contrafforti sui quali si innesta una copertura a crociere.
Volte e pareti vengono riccamente affrescate.
Dopo la soppressione del convento domenicano, decretata dal Governo Provvisorio Bresciano nel 1797, la Santissima è trasformata in casa di villeggiatura e nel 1823 viene acquistata dall’illustre miniaturista Gian Battista Gigola, che ama ospitare una cerchia di amici tra i quali Luigi Basiletti e Angelo Inganni. Si deve al Gigola l’idea di conferire alla Santissima l’aspetto neogotico che ancora conserva: l’intervento è realizzato tra il 1823 e il 1830 da Rodolfo Vantini. Il miniaturista lascia tutto il suo patrimonio, compreso l’ex convento della Santissima Trinità, soppresso nel 1797, all’Ateneo di Brescia, nominando usufruttuaria la vedova. Angelo Inganni soggiorna alla Santissima come secondo marito dell’usufruttuaria, Aurelia Bertera, tanto che, dopo la morte della moglie, nel 1855, è costretto a lasciarla e vi può ritornare solo nel 1857, quando il nobile Paolo Richiedei acquista, con l’intermediazione del pittore, la Santissima e altri terreni dell’eredità Gigola, messi in vendita dall’Ateneo.

Nel marzo 1848 Angelo Inganni è a Milano, ospite della vedova Guérillot prima, e poi, insieme ad Amanzia e alla madre, del marchese Fossati. Nello stesso anno torna, insieme alla giovane alla Santissima di Gussago. I rapporti fra Angelo Inganni e Amanzia Guérillot si fanno più stretti: lei è allieva, modella e amante. Nasce una forte passione fra il maestro affermato e la giovane e bella allieva, accomunati dall’amore per la pittura e l’arte. Nel 1855 Aurelia Bertera muore e l’anno successivo i due si sposano. I coniugi, che pure possiedono uno studio e una casa a Milano, decidono di stabilirsi a Gussago, presso la Santissima. Dopo il matrimonio, Amanzia insieme al marito, assecondando il gusto romantico e la moda dell’epoca, realizza decorazioni di ornamenti quali sagome di legno, specchi, ventagli, cartelle, scatole, carte da lettera, portagioie, paraventi e fermaporte che raffigurano soldati e figurini, come quelli curvati in un inchino che le fonti ricordano dipinti per l’anticamera di una sartoria. La giovane pittrice continua inoltre la carriera di artista con una copiosa produzione; il suo nome figura spesso nei cataloghi delle mostre di Brera, e con discreto successo. Le opere che firma con l’iniziale del nome seguita dal cognome del marito sovente hanno tratto in inganno anche alcuni buoni conoscitori.
I quadri di Amanzia sono per lo più sparsi in collezioni private e ancora oggi non esiste un catalogo completo delle sue opere, benché lei sia un’artista interessante e di grande talento.

La sua produzione è piuttosto varia e comprende vivaci quadri con animali, nitidi ritratti e alcune vedute milanesi di rara bellezza. È soprattutto in queste ultime opere che si avverte la forte influenza del maestro-marito Angelo, come per esempio in uno dei dipinti più noti, la Veduta di piazza del Duomo meglio conosciuta come Piazza Duomo e il Ribecchino (in foto).
Amanzia si dedica anche a opere di soggetto religioso, tra cui un ex-voto per il vicino santuario della Madonna della Stella, e, tra il 1853 e il 1855, la Via Crucis e altre tele più complesse per la chiesa parrocchiale di Ronco di Gussago. Nel settembre 1879 la pittrice è presente all’esposizione artistica di Palazzo Bargnani di Brescia con pesci, gamberi, erbaggi, utensili di cucina, nature morte. Amanzia Guerillot utilizza, sviluppandoli in chiave tutta femminile, modelli Biedermeier, uno stile nato nei paesi di lingua tedesca dopo la Restaurazione, caratterizzato da una valorizzazione degli spazi della casa, dall’amore per la piccola decorazione e per la semplicità agreste e dal rifiuto dei grandi temi. La pittrice importa questi modelli da Angelo Inganni, rendendoli ancor più morbidi e intimi. I suoi dipinti hanno un valore piuttosto elevato perché, alcune volte, il marito interviene con correzioni o ampie ridipinture, e perché, in alcuni casi, lei utilizza i disegni di Angelo per ricavare il reticolo su cui poggiare l’intervento pittorico. Il numero dei quadri conosciuti di Amanzia è piuttosto limitato. Ciò induce a pensare che molti di essi siano in case private e che non siano oggetto di una giusta valorizzazione o comunque possano circolare sul mercato antiquario.

Nel dicembre 1880 Angelo Inganni muore e nel 1887 Amanzia si risposa con Lodovico Antoniani, vicecancelliere del tribunale di Padova e poi di Brescia, che muore nel 1896, lasciandola per la seconda volta vedova. Dopo la sua morte trascorre lunghi periodi a Boffalora sopra Ticino, ospite della nipote Alessandrina Inganni (1826-1911), rimasta vedova nel 1889, che vi possiede una casa di villeggiatura. Amanzia e Alessandrina hanno solo due anni di differenza e si conoscono da lungo tempo. È probabilmente lei la nipote cui Amanzia aveva dato lezioni di francese in cambio delle lezioni di pittura di Angelo. Fra le due donne c’è un tenero rapporto di amicizia che spinge Alessandrina a farsi carico della zia rimasta vedova. Tra il 1904 e il 1905 Amanzia Guérrillot risulta domiciliata a Brescia e nel 1904 redige il proprio testamento di suo pugno, nominando erede la nipote Alessandrina Inganni, vedova De Luigi, e, nel caso le fosse premorta, Don Raffaele Inganni. Il primo dicembre 1905 la pittrice muore a Boffalora sopra Ticino, e vi è seppellita, poco lontano da Alessandrina e il marito.