Fairy Tale, di Stephen King, recensione di Loredana De Vita
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L’ultimo romanzo di Stephen King, “Fairy Tale” (Sperling & Kupfer, 2022) è una favola non favola, un racconto di formazione e di ricongiungimento, la ricerca di magia nella realtà e di realtà nella magia perché tutti, in qualche momento della propria vita, si sono trovati a riflettere su che cosa sia giusto o sbagliato, vero o falso, reale o magico.
Tutti ci siamo trovati in bilico su un abisso o su un pozzo senza fondo o in un imbuto che avrebbe potuto inghiottirci, ebbene, è questa la storia fantastica vissuta dal Charlie Reade che nei diversi incontri del quotidiano scopre, infine una favola fantastica in cui paura, curiosità, coraggio, bellezza e orrore, bene e male si inseguono e chiedono a ciascuno di scegliere quale ruolo interpretare.
Non si tratta solo di una scelta di parte, ma della consapevolezza del carico di responsabilità che una tale scelta comporta e dal quale sottrarsi significa non solo abbandonare l’altro, ma porlo in una condizione ancora peggiore.
È forse per questo che il giovane Charlie, orfano di madre per una drammatico incidente, divenuto “padre” di suo padre dedito agli alcolici per dimenticare il dolore della morte della moglie, Charlie, dunque, promette di dedicarsi a qualsiasi cosa fino in fondo, anche a costo della propria vita, purché suo padre smetta di bere e torni a essere suo padre e, insieme, una famiglia.
È questa la regola del gioco e, infatti, appena il padre comincia a frequentare come per magia l’associazione degli Anonimi Alcolisti, viene chiesto a Charlie di “pagare pegno”: si occuperà dell’anziano Bowditch e del suo cane Radar.
Nel momento in cui Charlie mette in pratica la sua promessa, il suo mondo comincia a cambiare, il mistero lo incalza, lo avvolge e travolge fino a quando, per salvare Radar visiterà un mondo parallelo, Empis, al quale si accede dal garage del signor Boditch che gliene ha rivelato l’esistenza facendosi promettere che avrebbe salvato Radar conducendolo alla meridiana del tempo nascosta in quel mondo nascosto come in un pozzo o come un imbuto che stringe sempre di più la vita di chi lo percorre.
Immerso in questo mondo parallelo, con due lune, lupi, insetti giganti, e il malefico Predatore, Charlie conoscerà anche che cosa è il bene; il desiderio di salvare Radar, mantenendo la promessa fatta, diventa tutt’uno con la decisione di aiutare gli abitanti di Empis a liberarsi dal male. Molti i personaggi che lo aiuteranno, ma molti anche quelli che lo avverseranno. Riuscirà Charlie a ristabilire la bellezza come criterio di relazione? E a quale costo? Questo solo il lettore potrà scoprirlo.
Di certo, immersi in un mondo fantastico dove ritornano molti richiami alle favole di Grimm come ad altre, non si può non apprezzare questa favola che non definirei horror (sebbene questo sia il genere attribuito all’autore), ma una fiaba in cui male e bene si contrastano, come sempre, e in cui il bene può essere riconosciuto solo nella consapevolezza dell’esistenza del male.
“Fairy Tale” (Sperling & Kupfer, 2022) di Stephen King è un romanzo lungo ma rapido, intrigante ma delicato, piacevole nella sua capacità di coinvolgere il lettore al punto da chiedersi “E se fosse successo a me?”.