Anita, di Marilena Lucente, Maria Pacini Fazzi editore 2022, recensione di Daniela Domenici

La casa editrice lucchese Maria Pacini Fazzi ha una collana chiamata “italiane” diretta dalla giornalista e scrittrice Nadia Verdile, sono dei piccoli libri gioiello cartonati dedicati a grandi donne descritte da altrettante donne.

Questo di cui vi parlo è incentrato sulla figura di Anita Garibaldi, il nome con cui è passata alla storia, che si chiamava Ana Maria de Jesus Riberio da Silva, nata in Brasile nel 1821 e morta a soli 28 anni vicino a Ravenna nel 1849.

L’autrice Marilena Lucente prova a ricostruire la sua densa, straordinaria biografia da quando, a 18 anni, incontra Giuseppe Garibaldi, da lei sempre chiamato Josè, con cui decide di fuggire per vivere e condividere le stesse passioni e gli stessi idali lungo tre rivoluzioni, quella in Brasile, quella in Uruguay e infine in Italia, soprattutto a Roma durante il periodo della Repubblica Romana.

La breve ma intensa vita di Anita è stata molto raccontata, sempre però in bilico tra cronaca, mito e leggenda. È una donna che ha vissuto con intensità la maternità, i viaggi, le guerre, l’amore e la gelosia per il suo Josè in un secolo, l’Ottocento, intriso di lotte per l’indipendenza e la libertà dei popoli.

Anita è stata “guerriera, straniera, rivoluzionaria, internazionalista, pasionaria” e più oltre “la guerrigliera, la madre e la donna”; Lucente condensa e conclude così il suo ritratto di Anita “icona planetaria anche perché italiana, Ana Maria de Jesus Riberio da Silva…è stata tanto fedele a se stessa e a chi amava da poter diventare per sempre Anita”.