“Bestia d’un Medici”, splendida recensione di Fausta Spazzacampagna
Nella incantevole cornice della Villa Medicea di Lilliano, presso Grassina, ha preso il via il decimo ed ultimo Mese Mediceo, nonostante un giugno che sembra non aver nessuna voglia di lasciar entrare l’estate!
Ad accogliere ed accompagnare il pubblico nelle varie location c’è un amorevole bardo che fa da guida negli spazi della villa e introduce ogni singola scena accompagnandosi con il suo “medioevale chitarrone”.
Questa volta, a far la parte del leone nello spettacolo sono gli animali, amati, coccolati, trattati come veri signori, a pieno diritto parte della grande famiglia dei Medici.
Il primo ad essere presentato è il cardellino del pittore Bronzino che un dispettoso, viziato e furbissimo Giovannino ha rubato dalla sua gabbia.
Giovannino costringerà il Bronzino – con uno spassoso dibattito, ritorcendo contro al pittore le sue stesse parole – a lasciar volare libero il cardellino…
C’è poi Patuffolo, il canino di Vittoria della Rovere che scampa ad un “tragico destino” per una promessa poi non mantenuta, che lascia a bocca asciutta l’affamata servitù della Granduchessa.
Ha un finale molto poetico, al di là delle risate che suscita, la scena che coinvolge Giovanni – che diventerà Giovanni dalle Bande Nere – che rimane così incantato dalla visione di un maestoso cervo da sentirsi appagato dal solo averlo visto.
Ultimo ad apparire è il “camelopardo” che viene donato a Lorenzo il Magnifico come suggello ad un’importante accordo……ma Lorenzo ne ha una paura folle anche solo a vederlo…..ed è facile immaginare cosa succede quando viene lasciato solo con la bestia “perché facciano amicizia”!!!
Prima di arrivare alla scena finale anche gli spettatori diventano attori in un torneo “donzelle contro cavalieri”….. a suon di versi di animali: le donne sono gli uccellini e le galline….gli uomini i “cignali” e le mucche che devono, di volta involta rispondere al canto del bardo.
Ultima scena: Alessandro, detto il Moro, reduce da una serata amorosa viene avvisato da due servi – che non lo riconoscono e lo scambiano per uno di loro – che è scappato il leone affamato. Nasce un gran battibecco su chi deve sacrificarsi per “sfamare” il leone e permettere agli altri di salvarsi, se uno di loro o la donzella arrivata a cercare il Moro per finire la serata con lui. Gran confusione generale, un fuoco d’artificio di battute che neppure Padre Giove (che ha voluto partecipare allo spettacolo con uno scroscio improvviso di pioggia) è riuscito a spegnere.
Finisce lo spettacolo con una coinvolgente canzone che il bardo (il bravo Lorenzo Baglioni, autore anche dei testi delle canzoni) intona insieme agli splendidi attori, dal grande Alessandro Riccio ai fantastici Alessio Nieddu, Cristina Torrisi e Matteo Meli (in rigoroso ordine alfabetico) che interpretano i vari personaggi.
Grandi, convinti applausi alla fine di ogni scena (anche “a scena aperta”) ed alla fine dello spettacolo…(solo che questa volta nessuno ha avuto il coraggio di richiamare ripetutamente gli attori, come succede sempre, per lasciarli andare ad asciugarsi!!!!)
Uno spettacolo divertente e scoppiettante, intelligente ed interessante, ma anche un grande canto alla natura, all’amore per gli animali (le bestie siamo noi” dice la canzone finale), al rispetto per ogni essere umano.