“Braccialetti rossi”, considerazioni di Adele Libero
Sapete già che amo le fiction, quelle ben fatte e interessanti. Sto seguendo “Braccialetti rossi”, ormai ieri alla penultima puntata, e ne sono entusiasta.
Mettete insieme la storia di sei ragazzi che in ospedale si confrontano con la malattia, mettete sei caratteri molto diversi, da quello veramente tosto a quello allegro ed estroverso, alla ragazza fragile; mettete un’ambientazione bellissima, in un ospedale pugliese prospiciente il mare ed immerso tra ulivi millenari, mettete una delicatezza ed intelligenza nell’alternare scene tristi a scene allegrissime e vi accorgerete che il tempo della puntata scorre veloce, tra mille emozioni.
Momenti di grande preoccupazione, ansia, tristezza e dolore sono opportunamente dosati con attimi di vitalità prorompente, di corse sfrenate – anche in carrozzina – per i corridoi dell’ospedale, di bacetti rubati in un ascensore, di cantate corali al letto dell’amico in coma!
Insomma, nonostante le difficoltà, la malattia e tutte le situazioni non piacevoli c’è sempre emozione, racconto di sentimenti, di introspezioni. Ci si innamora di questi ragazzi di buona indole e dell’amicizia immensa, sincera che nasce tra di loro e li lega, li trascina in situazioni sempre nuove, si consolida. Un’amicizia invidiabile, di quelle che dura tutta la vita…e anche oltre.
Non mi perderò l’ultima puntata di domenica prossima. E voi?

Grazie 🙂
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Pienamente in sintonia col tuo pensiero su tutto cio’. Lo sto vedendo con mia figlia di 16 anni, e devo dire che era da tempo che non si vedeva una fiction così densa di contenuti. Diciamo anche che occorrono i fazzoletti spesso. Un saluto da Cristina. N.P.G. Palazzo Giustizia Firenze
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Piace anche a me, nonostante sia praticamente impossibile…in nessun ospedale i ragazzi potrebbero essere così liberi. Però è verissima la capacità dei giovani di trovare nell’amicizia, nella condivisione del dolore e delle gioie, nel “tenersi per mano” anche solo col cuore, di creare una specie di medicina alternativa che li aiuta a superare le difficoltà e soprattutto la paura. Poi quando capita di incontrare una persona come la dottoressa Lisandri (e grazie al cielo ce ne sono!) il gioco è fatto!!!
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