“Altro non siamo che voce – la storia e la memoria” di Loredana De Vita, recensione di Daniela Domenici

 altro non siamo che voce

“…Alberta non è solo una sopravvissuta per me, Alberta è la dimostrazione che la vita può vincere e che la vita è amore. La vita, però, vince se la si vive pienamente, accettando tutto, dando un senso a tutto e, soprattutto, ascoltando sempre quella voce interiore che ci sussurra di essere coraggiosi, determinati e onesti nella ricerca del bene. E’ questo il modo per DARE VOCE alla responsabilità, all’uguaglianza, al legame indissolubile che, in ogni caso, lega ogni uomo all’altro uomo. ALTRO NON SIAMO CHE VOCE…suono, a volte, silente e misterioso che testimonia della nostra presenza nel mondo consapevoli che quello che ci accade non è un caso ma un progetto il cui fine solo l’uomo può definire…”: con queste parole l’autrice Loredana DE Vita, docente e scrittrice napoletana, conclude questo suo saggio il cui sottotitolo è “la storia e la memoria” ispiratole dalla profonda amicizia che la lega ad Alberta Levi Temin, una signora ebrea che l’autrice ringrazia perchè “con la sua testimonianza non mi ha aperto solo il cuore della sua storia personale ma la storia di quanti non hanno potuto narrare di sé”.

Questo saggio di Loredana De Vita è un bellissimo melange di riflessioni dell’autrice mescolate a poesie, a un testo teatrale scritto sempre da lei rielaborando la testimonianza di Alberta e uno straordinario racconto, dolorosamente commovente, intitolato “Lucida follia”.

Ancora una volta vorrei estrapolare numerosi paragrafi pregni di significato ma non potendo farlo per questioni di spazio condivido con voi lo spunto che più mi ha colpito invitandovi a leggere il testo per tutti gli altri.

Eccolo: “Alberta non incita all’odio, alla vendetta, non si chiude nel dolore per le vittime…Alberta ci chiede di amarci e di …non desiderare per gli altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi…” e nelle pagine conclusive del libro l’autrice sente risuonare in sé questa parole e scrive: “Alberta è ebrea ma anche Gesù (peraltro ebreo) dice la stessa cosa e sono certa che in ciascun credo compaia in qualche forma un’affermazione del genere. Questa è la legge che rende possibile la prossimità con l’altro nella completa condivisione delle deffirenze…è necessario condividere quel dolore, affinare la sensibilità reciproca e il mutuo scambio di risorse umane per poter realizzare una verità diversa e comune in cui ciascuno possa ritrovare la propria configurazione e il proprio spazio…perdere il valore della memoria è…come un suicidio collettivo perché significa dimenticare l’origine dei fatti, anche gli errori e non poterli più modificare per il futuro…comprendere la memoria è assumersi la responsabilità del presente e del futuro…”

Ancora una volta grazie a Loredana De Vita per il coraggio con cui affronta temi attuali perché,  consapevole che essere docente è una missione fondamentale, non smette mai di educare i suoi allievi fornendo loro ininterrotti input di riflessione.