“Caos calmo” di Sandro Veronesi, recensione di Daniela Domenici

Ho scritto questa recensione esattamente 10 anni fa (un decennio di recensioni…); la ripropongo oggi perché di pomeriggio avrò il piacere di conoscerlo de visu per la prima volta…

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Un “bravissimo” al mio concittadino e quasi coetaneo Sandro Veronesi.

Intanto per la perfetta scelta dell’ossimoro del titolo: semplicemente superlativo l’abbinamento tra “caos”, sostantivo che evoca subito affollamento, confusione e rumore con l’aggettivo “calmo”, in assoluta perfetta antitesi, che rimanda immagini di pace, silenzio e tranquillità.

Da notare anche la magica assonanza musicale tra le due parole del titolo: provate a ripeterle come un ritmo interiore, ne ricaverete una musicalità imprevista, direi una specie di mantra!

Credo che il messaggio che l’autore voglia farci pervenire sia questo: in mezzo al quotidiano caos cittadino, tra i gesti ripetitivi e automatici delle persone che ci circondano, il protagonista compie un gesto di rottura, di calma: sceglie di rimanere davanti alla scuola della figlia per intere giornate. E questa sua scelta, provocata da un evento dolorosamente drammatico e decisa senza rifletterci troppo, ha delle conseguenze impreviste, degli effetti collaterali a catena: il protagonista diventa, suo malgrado, l’ascoltatore dei dolori altrui, accoglie le confidenze di una serie di persone (fratello, cognata, colleghi, superiori) che improvvisamente decidono di “scaricare” su di lui i loro affanni e le loro problematiche, fino alle parole finali della figlia che danno una svolta alla storia imprevista alla storia.

Perché non provare anche noi, ogni tanto, a compiere un gesto diverso dal solito, come quello del protagonista, che ci porti a vedere le cose e le persone che ci stanno intorno con occhi diversi? (semplicemente magico il gioco inventato dal protagonista del beep dell’allarme della sua automobile per far felice il bimbo down).

Una altro “bravissimo” se lo merita per lo stile scelto, che echeggia lo “stream of consciousness”, il flusso di coscienza di Joyciana memoria, ma che Veronesi riesce a personalizzare, a rendere assolutamente non noioso, nonostante l’oggettiva difficoltà, con opportuni “inserimenti” di “momenti” ironici, umoristici o erotici, che spezzano il ritmo senza fiato della narrazione.

Complimenti, davvero, Sandro, è il primo libro tuo che leggo e mi auguro di poterteli ripetere di persona: è un bel sogno, lo so, ma sognare non costa niente!!