Sardegna: verso la riforma delle province
Nel gennaio 2015 la giunta regionale della Sardegna su proposta dell’assessore agli Enti locali, Cristiano Erriu, aveva approvato un Disegno di Legge di Riforma degli Enti Locali. Da quella data la commissione Riforme del Consiglio regionale ha cominciato a discutere il DDL.
Le tre tipologie di Unioni dei Comuni previste in Sardegna, quando il riordino degli enti locali diverrà legge sono: Normali, Montane e Metropolitane. Se la norma in esame non sarà mofdificata è previsto un vincolo molto stringente: l’adesione dei Comuni a tali Unioni sarà obbligatoria e dovrà essere fatta entro 90 giorni dall’approvazione della norma. Diversamente avverrà d’ufficio.
La classificazione delle Unioni dei Comuni è prevista all‘articolo 8 del DDL approvato. Secondo il disegno di riordino, a prescindere dalla tipologia, a ogni Unione dei Comuni dovranno aderire almeno quattro enti locali e la popolazione totale non potrà essere inferiore ai 10 mila abitanti.
Attualmente in Sardegna ci sono 35 Unioni dei Comuni, ma cinque non raggiungono quella soglia minima di popolazione, quindi la loro composizione andrà rivista. Inoltre, attualmente ci sono ancora un centinaio di Comuni che non hanno mai aderito ad alcuna Unione.
L’unica Città metropolitana sarà Cagliari che accorperà: Sestu, Quartu, Quartucciu, Selargius, Monserrato, Elmas, Capoterra, Assemini, Sinnai, Settimo, Decimo, Maracalagonis, Pula, Sarroch, Villa San Pietro e Uta.
La città metropolitana, sarà l’ente con maggiori poteri. Nell’articolo 34 si legge: “Alla Città metropolitiana vengono attribuite le funzioni fondamentali della provincia di Cagliari, quelle proprie stabilite dalla presente legge o da altre leggi regionali e quelle attribuite dai Comuni facenti parte della città metropolitana”.
In particolare, trale funzioni della Città metropolitana di Cagliari vi sarà “l’adozione e l’aggiornamento annuale del Piano strategico di sviluppo”, ma anche “l’elaborazione dello strumento di pianificazione generale” così come “la promozione e la gestione, in forma integrata, dei servizi, delle infrastrutture e delle reti di comunicazione”, “la Mobilità e viabilità, il coordinamento dello sviluppo economico e sociale e dei sistemi di informatizzazione”.
Le Unioni dei Comuni montane ricalcheranno invece le funzioni e le competenze delle vecchie Comunità montane (attualmente 5): servirà un’altitudine minima, fissata in 601 metri, come prevede la legge 1102 del 1971, alla quale fa riferimento lo stesso ddl.
A questo punto, in Sardegna, come in Sicilia, la legge è urgente e nelle prossime settimane dovrebbero essere definiti gli ultimi articoli per arrivare quanto prima in Aula.
Nella prima fase le Unioni dei Comuni assorbiranno le funzioni delle nuove Province: nel Sulcis, nel Medio Campidano, in Gallura e in Ogliastra, cioè gli enti intermedi istituiti con legge regionale e per questo sopprimibili, in questi ambiti provinciali il passaggio di competenze alle Unioni riguarderà anche le strade, la viabilità e l’ambiente. Mentre le funzioni fondamentali delle Province continueranno a sussitere in quelle “storiche” di Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano, le quali eserciteranno ancora le competenze in materia di pubblica istruzione, viabilità e discariche.