italian teacher prize, insegna matematica in ospedale la prof più brava d’Italia, di Antonella De Gregorio
È Annamaria Berenzi, 51 anni, l’insegnante migliore del nostro Paese. Lo ha deciso la giuria dell’Italian Teacher Prize, il premio voluto dal Miur per riconoscere le qualità dei docenti italiani, gemellato con il Global Teacher Prize. Questa insegnante di matematica, che lavora con ragazzi ricoverati nella scuola secondaria di II grado della sezione ospedaliera degli Spedali Civili di Brescia, è dunque da oggi famosa in tutta Italia per quello che ha fatto, che fa, ogni giorno con pazienza, fatica, competenza e pochi riconoscimenti. A lei vanno i 50mila euro (somma destinata ad attività didattiche del suo istituto) messi in palio dal ministero. Il premio è stato conferito dalla ministra Valeria Fedeli, accompagnata per l’occasione da uno dei giurati, lo scrittore e professore Eraldo Affinati. Ma la proclamazione è avvenuta per bocca di una ex allieva della professoressa Berenzi. «Ringrazio Alessia – ha detto visibilmente commossa la docente – per la sua tenacia e la sua determinazione. E’ lei che ha presentato la mia candidatura, lei che voleva farmi vincere a tutti i costi». Una prima selezione, nei mesi scorsi, aveva ridotto da 11 mila a 50 i docenti candidati da colleghi e dirigenti, o auto candidatisi. Una giuria nazionale composta da personalità di spicco provenienti da mondi rappresentativi della società italiana ha poi individuato tra i 50 nominativi rimasti in lizza i 10 finalisti. Oggi, i 5 premiati.
La scuola dove insegna la professoressa Berenzi è una scuola d’emergenza, nei reparti di Oncoematologia pediatrica e in Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, dove «fare lezione significa che la malattia non ti sta togliendo tutto», dice. Approdata alla sezione ospedaliera per scelta, ha più volte combattuto con la paura «di non reggere il carico emotivo», ma con il tempo ha imparato che gli studenti degenti, affrontando con tanto coraggio e dignità prove durissime, «insegnano più che imparare: a non voltare la faccia di fronte alla fatica e al dolore». Ora, dice, «mi ritengo una privilegiata e non lascerei più il mio ruolo in ospedale». Con il premio in denaro vorrebbe offrire aglio studenti ospedalieri spazi al di fuori delle stanze di degenza dove confrontarsi, scambiarsi amicizia ed esperienze. E portare i suoi studenti in giro per l’Italia, per una campagna di responsabilizzazione con tappe in diverse scuole.