prime donne nello sport. Con buona pace di De Coubertin, di Ester Rizzo
http://www.malgradotuttoweb.it/prime-donne-nello-sport-con-buona-pace-di-de-coubertin/
La storia delle donne nello sport è abbastanza recente se pensiamo che furono ammesse a partecipare alle Olimpiadi solo a partire dal 1900. Nella precedente edizione, quella di Atene del 1896, fu loro preclusa la partecipazione adducendo la scusa che nelle Olimpiadi antiche le donne non potevano essere né atlete né spettatrici.
La prima donna nella storia a vincere una gara olimpica fu Cinisca di Sparta, nel corso delle Olimpiadi del 396 a.C. Vinse la corsa dei carri a quattro cavalli grazie al fatto che in questa gara, se l’auriga doveva essere solo un uomo, organizzatrici e finanziatrici potevano essere anche le donne. Cinisca, spartana di nobili origini, era ambiziosa, ricca e soprattutto esperta di equitazione e diventò un esempio da emulare per le donne dell’epoca. Così tante altre iniziarono a cimentarsi nelle gare olimpiche di corsa dei carri, raggiungendo ottimi risultati .
Come accennato, fu solo nel 1900, durante i Giochi olimpici di Parigi che entrarono in scena le donne. In quell’occasione su 1470 partecipanti figuravano 229 atlete. Sempre nella stessa manifestazione Charlotte Cooper fu la prima campionessa olimpica ad aggiudicarsi una vittoria nel torneo individuale di tennis. Charlotte era nata ad Ealing nel 1870: le foto dell’epoca la ritraggono sul campo “con una lunga gonna bianca, corpetto con maniche a sbuffo e scarpine senza tacco in cuoio”. Non portava né guanti né cappello indossati invece dalle altre concorrenti. Charlotte vinse inoltre cinque titoli individuali a Wimbledon e giocò a tennis, a livello agonistico, fino a cinquanta anni. Si spense a Helensburgh all’età di novantasei anni.
Sempre in quell’edizione olimpica ricordiamo Margaret Abbot, golfista statunitense nata a Calcutta nel 1878. Fu la prima donna americana ad ottenere una vittoria alle Olimpiadi. Suscita curiosità la sua storia perché in realtà Margaret partecipò a quella gara senza conoscere il valore della competizione. La carente organizzazione di quei Giochi non rese agevole capire quali gare facessero parte del programma olimpico e quali, invece, fossero inserite nei programmi della contemporanea Esposizione Universale in corso a Parigi. Margaret vinse un torneo femminile di golf a nove buche e contenta ritirò una ciotola di porcellana come premio (a quei tempi non venivano ancora assegnate le medaglie). Morì a Greenwich il 10 Giugno del 1955, ignorando di essere una campionessa olimpica. Solo nel 1990, nella ricostruzione dei programmi e delle vittorie di quelle prime Olimpiadi, le fu assegnato il titolo postumo. Quella di Margaret viene considerata ancora oggi una delle storie più incredibili legate al mondo delle Olimpiadi.
In Italia, in “Amore e ginnastica” di Edmondo De Amicis troviamo la conferma delle stereotipo dominante di quei tempi della donna che praticava sport: ”La ginnastica per le ragazze ha anche i suoi inconvenienti. I maestri di ballo osservano che toglie la grazia e abitua ai movimenti scomposti. Così i maestri di pianoforte dicono che, quando tornano dalla palestre, le signorine non san più suonare. Anche i professori di disegno si lamentano”.
Tra le prime donne italiane nel campo dello sport, ricordiamo Vittorina Sambri, Alfonsina Strada, Rosetta Gagliardi ed Ondina Valla.
Ettorina Sambri, detta Vittorina, è stata la prima donna italiana campionessa di motociclismo. Era nata a Vigarano Mainarda nel 1891 e, prima di approdare al motociclismo, gareggiava con la bicicletta nei velodromi e sulle piste in terra battuta nelle cosiddette “corse su pista per signorine” che si svolgevano a Ferrara e dintorni intorno al 1911. Vittorina era lontana dai modelli femminili di quei tempi ed incuriosivano le sue “mise” in jupe-culottes (gonne pantalone) e maglietta, il suo viso senza trucco e i lineamenti mascolini. Era lesbica e quando fu scoperta “con la sua morosa” fu addirittura picchiata e allontanata dalla famiglia . Dopo le gare ciclistiche si dedicò ai motori e nel 1913 partecipò al “Premio Ferrara” arrivando seconda. I colleghi maschi erano invidiosi del suo successo e uno in particolare, un certo Antonazzi, la sfidò “illudendosi di rimandare a far la calza, in due e due quattro, quell’impertinente che non voleva stare al suo posto”. Vittorina accettò la sfida strappando la vittoria al borioso avversario che, stizzito e umiliato, le lasciò tutti gli applausi della folla.
Alfonsina Morini Strada era nata nel 1891 a Castelfranco Emilia. Le foto dell’epoca la ritraggono come una ragazza “piccola e muscolosa, capelli corti e capricciosi intorno ad un viso paffuto con un sorriso appena accennato”. Fu la prima donna a partecipare al Giro d’Italia nel 1924. Nacque da una famiglia di poveri contadini che, a causa delle disastrate condizioni economiche, non poterono mai regalarle un giocattolo. Quando aveva appena dieci anni, il padre portò a casa una vecchia bicicletta: per Alfonsina quel rottame, che pian piano riparò, divenne tutto il suo mondo. La famiglia però osteggiava la sua passione e, quando si sposò con Luigi Strada, finalmente trovò la persona capace di spronarla a perseguire il suo sogno. Suo marito la incoraggiò sin dal giorno delle nozze regalandole una nuova e fiammante bicicletta da corsa. Alfonsina è passata alla storia come il “diavolo in gonnella” e fu definita “ la suffragetta delle cicliste”.
Rosetta Gagliardi, classe 1895, fu la prima donna italiana a partecipare ai Giochi Olimpici, quelli di Anversa del 1920. In quella occasione, oltre a gareggiare come tennista, fu anche portabandiera della squadra italiana. Di lei si scrisse: “E’ stata l’idolo della colonia italiana, ha stupito tutti per il suo gioco energico, per la difesa ad oltranza, per la capacità prodigiosa nei movimenti, per la grande tecnica di gara”.
Ondina Valla è stata la prima atleta italiana a conquistare una medaglia d’oro olimpica negli 80 metri ad ostacoli alle Olimpiadi di Berlino del ‘36. Il suo record è rimasto imbattuto fino al 2004. Era nata a Bologna nel 1916 da una famiglia benestante ed era l’unica femmina dei sei figli. Il suo vero nome era Trebisonda – il padre aveva voluto chiamarla così in onore dell’antica città di Trapezunte – ma per tutti era Ondina. Con le sue vittorie mandò in frantumi lo schema della popolarità sportiva legata al modello maschile.
Tra le primatiste italiane ricordiamo, inoltre, Francesca Avanzo che è stata la prima donna italiana a partecipare a un campionato di calcio con una squadra maschile nel 2013 e Maria Antonietta Avanzo, che fu la prima donna a correre la Mille Miglia nel 1920, la Targa Florio nel 1928 e la 500 Miglia di Indianapolis nel 1932.
Maria Teresa de Filippis, fu la prima donna a guidare una vettura di Formula 1 nel Gran Premio del Belgio nel 1958, era nata a Napoli il 6 novembre 1926 e fu soprannominata “Pilotino”. In un’intervista, ricordando un episodio della sua vita, ha dichiarato: ”A Reims, il direttore di gara non mi ammise al via. Disse che una ragazza così bella non poteva rischiare la vita e che l’unico casco che dovevo mettere era quello del coiffeur. Volevo ucciderlo”.
Ada Pace, invece, è stata la prima donna campionessa automobilistica: ha circa vent’anni quando, nel 1947, si iscrive alle prime gare del Vespa club. È molto brava e, dopo varie vittorie, la Piaggio la vuole in squadra. Partecipa alla “Sei giorni” e alla “Mille chilometri”, ottenendo risultati lusinghieri. Nel 1951 partecipa alla “Torino-Sanremo” con una macchina vecchiotta e, contro ogni pronostico, arriva prima.
Con buona pace di Pierre de Coubertin che affemava: “Un’Olimpiade femminile? Non sarebbe pratica, interessante, estetica e corretta. Sulle donne ai Giochi rimango contrario” .