scuola, di Loredana De Vita
La sensazione, che è più di una sensazione, è che ogni cosa sia demandata alla scuola. Qualsiasi cosa succeda, qualsiasi falla sociale, qualsiasi comportamento, qualsiasi tipo di formazione, ecc., è la scuola che deve occuparsene. Va bene, facciamo anche finta che questo sia possibile, facciamo anche finta che non esistano altri luoghi e situazioni responsabili della crescita umana e morale dei ragazzi, facciamo anche finta che la scuola sia responsabile e debba farsi carico di tutto e di più, ma quale scuola? Perché, vedete, la scuola non è solo un luogo fisico, ma un luogo umano.
La scuola non è solo un luogo simbolico al quale indirizzare tutte le umane e disumane insoddisfazioni, la scuola è un luogo reale fatto da persone e per le persone costruito insieme alle persone. La scuola non è un recipiente da colmare di ragazzi come se fossero pulci in un barattolo né di idee che non si possono realizzare, la scuola è politica nel senso più puro di luogo di formazione continua e in continuo dialogo. Nelle situazioni drammatiche tutte le responsabilità sono fatte cadere sulla scuola, ma è la scuola il primo nucleo a crollare nelle attenzioni concrete di quei parolai magici che, concluso l’uso verbale della disquisizione retorica sulla scuola e il suo significato in una società moderna, dimenticano che la scuola si costruisce nelle strutture fisiche come in quelle formative e umane, che la scuola ha bisogno di impegno costante e cura sia nelle strutture che nella formazione culturale e umana dei docenti, che una scuola non rappresenta lo scarto e il declino di una società che non sa prendersene cura, ma il suo fallimento. È facile dire che la scuola è importante, difficile capire come curare e lasciar evolvere questa importanza. È facile dire che la scuola deve occuparsi della formazione dello spirito critico dei futuri cittadini, ma si dimentica che quei piccoli cittadini insieme ai loro adulti educatori esistono già e che la cura verso la loro resa futura non dipende dall’attimo che si esaurisce in una o più ore di lezione, ma nella continuità e nel tempo.
Ditemi come sia possibile “essere scuola” e non solo “fare scuola” in strutture fatiscenti, in classi pollaio, in assenza di accessori quanto di umanità da parte di alcuni docenti. Ditemi come sia possibile essere scuola in un’epoca che delega senza avere cura, in un’epoca in cui le famiglie scaricano sugli insegnanti la responsabilità della crescita dei figli intesa più come intrattenimento degli stessi che come formazione; ditemi come sia possibile essere scuola in un’epoca che sottovaluta le competenze culturali e umane e disprezza i suoi “maestri” non riconoscendo loro un ruolo sociale (tranne che come depositari delle responsabilità di chi non si assume le proprie responsabilità) né economico (i docenti sono tra le categorie sociali dei sottopagati). Ditemi come sia possibile essere scuola senza che si sappia distinguere il valore della formazione e della cultura da quello di comodo di intrattenimento sempre più burocraticizzato.
Ditemi come si fa a essere scuola se non si possono affrontare pienamente e con competenza i problemi reali che maturano i ragazzi reali nella loro reale realtà, se si può rendere libera la pillola del giorno dopo senza aver potuto fare educazione sessuale nelle aule, per esempio e solo un esempio tra i tanti che si possono fare per dimostrare le incongruenze e le contraddizioni tra una pretesa attribuzione di responsabilità e valore alla scuola e la sua effimera e poco concreta applicazione. Ecco, quando si parla del valore e dell’importanza della scuola nella vita di una società si dice una cosa sacrosanta, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, tra il parlare per parlare e il rendere possibile la scuola di cui una società ha bisogno ci sono “fatti” che non dipendono dalla scuola come istituzione locale, ma dalla concretezza che l’intera società applica per fare in modo che la scuola esista e funzioni davvero. Non parlo per parlare, nella scuola ho trascorso 28 anni della mia vita professionale e non ho fatto scuola, sono stata scuola per i miei “ragazzi”, le loro famiglie, la scuola stessa.
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Semplicemente la verità. Non è facile seguirti perché sui blog vogliamo meno pensieri, solo followers, immediatezza. Ma non posso che copiare questo post e metterlo sul mio. Grazie
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grazie ❤
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