Prendi quello che vuoi, ma lasciami la mia pelle nera, di Cheikh Tidiane Gaye, recensione di Loredana De Vita
C. T. Gaye: Prendi quello che vuoi, ma lasciami la mia pelle nera
Il libro di Cheikh Tidiane Gaye, Prendi quello che vuoi, ma lasciami la mia pelle nera (Jaca Book, 2013) con prefazione curata da Giuliano Pisapia, è un viaggio dentro e attraverso la consapevolezza di se stessi e della diversità come valore attraverso cui amare la propria unicità e offrirla come occasione di reciproco confronto e crescita.
L’autore, grazie a una raccolta di lettere/diario indirizzate all’amico di infanzia Silmakha lascia che la voce narrante del racconto, Souleymane, possibile alter ego dello stesso autore, narri del suo incontro e delle difficoltà di vivere in un paese, l’Italia, che non ha superato le sue forme di discriminazione e razzismo.
Souleymane è un giovane senegalese che sceglie di lasciare la sua Africa, il suo Senegal, consapevole delle difficoltà di affermazione professionale nel suo paese. Arriva in Italia in condizioni diverse rispetto ai tanti migranti che rischiano la vita per seguire l’obiettivo di costruire la speranza per il proprio futuro, ma si scontra, comunque, con forme di razzismo e di esclusione. Quando ritornerà a casa, in Senegal, per un grave lutto che colpirà la sua famiglia, si troverà a scegliere se ritornare o meno in Italia; una scelta obbligata per sostenere ciò che resta della sua famiglia, ma anche la scelta consapevole di chi non rinnega la propria identità, ma anzi, proprio affermando la stessa senza rifiutare quella degli altri, scopre una possibilità per tutti gli esseri umani di rinascere come popolo nuovo.
La narrazione è serrata, si trasforma in un dialogo con se stessi e, come in un flusso di coscienza, riporta a galla la verità di ciascun essere umano: non esistono altre razze se non quella umana. È su questo punto, fondamentale e imprescindibile, che si può costruire una società di pace e di dialogo, è su questo punto che le tradizioni, la cultura, la fede si trasformano nell’abbraccio unitario e collettivo di una umanità che può e deve essere riscoperta.
Il linguaggio, è molto intenso, profondo, poetico. Le parole si trasformano in emozioni e immagini che si scolpiscono nel cuore e nel senno di chi desidera fare un passo oltre il vuoto di evoluzione culturale che vede differenze lì dove non ci sono che esseri umani. Difatti, come scrive l’autore, universalizzare le culture non significa certamente negarne la singolarità. (…) il «diverso» deve essere visto come fonte inesauribile e indispensabile, non come una minaccia. Che l’uomo porti la fiamma dell’uguaglianza, e conclude rivolgendosi in un messaggio al figlio mulatto, non odiare perché tu sei «perdono».
Prendi quello che vuoi, ma lasciami la mia pelle nera (Jaca Book, 2013) di Cheikh Tidiane Gaye è un libro che aiuta a dare una forma autonoma e libera al proprio pensiero e al proprio cuore.