a disappointing humanity, di Loredana De Vita
https://writingistestifying.com/2022/01/26/a-disappointing-humanity/
È difficile da accettare che dopo tanto lavoro di tanti ci si debba sempre e ancora ritrovare dinanzi ad azioni di antisemitismo, razzismo, discriminazione di ogni tipo. C’è qualcosa che non va, qualcosa che rende meno convincenti coloro che operano a favore di una umanità unita, ma anche qualcosa di più forte che dilaga tra le pieghe della vita di tutti e che, alla fine, si impossessa del loro totale essere.
È un messaggio che passa ai giovani attraverso la paura e l’ansia di potere degli adulti, è qualcosa che matura tra i giovani attraverso il loro desiderio di bruciare la vita e la noia che li assale nel quotidiano.
Hanno paura perché hanno smarrito il coraggio della scoperta e della resistenza, bramano potere poiché credono che solo una posizione sociale elevata restituisca loro il significato della vita. Bruciano la vita perché non ne vedono la prospettiva, soccombono nella noia perché non hanno gli strumenti per debellarla. Mi sembra un cane che si mangia la coda ruotando forte su se stesso, ma senza mai riuscire davvero a prenderla.
Che cosa ci accade? Perché lasciamo che questo vuoto di senso ottenebri le coscienze e le renda prive di vigore e coraggio? Perché sia gli adulti che i giovani non hanno più la pazienza del vivere e la gioia di costruire significati con determinazione?
Quella che mi sembra più evidente è la corsa verso il nulla, come se avessimo perso la dimensione di una rotta da percorrere verso una destinazione che si evidenzi passo dopo passo nonostante le ombre, i chiaroscuri, le deviazioni, le stasi. Non ci appartiene più la dimensione dell’attesa attiva, quella che non ci offre “tutto subito”, ma che lascia che i semi delle scelte sedimentino e si consolidino prima di sbocciare e fiorire. Abbiamo perso il valore della collaborazione, l’altro è un nemico da superare anche a costo della sua distruzione, mai un compagno di viaggio con cui fare delle scoperte. Non sappiamo più dove dimorino la sensibilità e la dignità e il pudore di azioni che nella gentilezza del confronto possano trovare la via più adeguata alla propria espressione. Abbiamo dimenticato che anche il bene può essere “banale” nelle piccole azioni quotidiane, e ci armiamo e facciamo scudo di una forza e una violenza a tutti i livelli che esprime solo il peggio di noi, la banalità del nostro male.
Così, ogni reazione è sempre violenta, ogni dialogo soffoca nel tentativo di prevaricazione, ogni ascolto tace nel silenzio dell’indifferenza, ogni voce si spegne nel vuoto dell’inespresso.
Così, abbiamo svenduto il valore della vita, ne abbiamo violato l’innocenza e abbiamo consentito che quel “mai più” dedicato ai tanti violati nell’innocenza sia diventato come un mantra insignificante, mentre invece deve restare sempre e per sempre un monito e un grido di aiuto.