Musa al pianoforte, di Franco Malanima, Iacobelli editore 2022, recensione di Daniela Domenici

Questo libro di Franco Malanima dovrebbe essere un giallo ma secondo chi scrive il giallo è solo uno dei tanti colori che lo definiscono perché “Musa al pianoforte” è un quadro impressionista, è una storia del realismo francese, è un melange di musica e pittura, è un ritratto della parte più debole, più dimenticata, più sola della società.

L’autore, che ha una biografia alquanto originale come si legge in quarta, ha provato a descrivere le tante persone che ha incontrato nelle sue peregrinazioni rendendole un unicum, da Malbec, il pittore, a La Pianista che non ha neanche un nome, da Nedo Derisi, il poliziotto di origine italiana, a Zappalà, lo psichiatra alternativo, e al piccolo Buchon, una sorta di circo umano che non sta bene nella vita, ognuno/a per un motivo diverso, che cerca un proprio, minuscolo spazio per poter finalmente affermare la propria capacità. Sono tutti/e legati/e, in qualche modo, da un omicidio avvenuto all’interno del ministero della Salute (nomen omen), omicidio che è un input per l’autore per descrivere la sua varia umanità.

PS complimenti a Malanima per le descrizioni specifiche sulla pittura e la musica, due arti che immagino conosca molto da vicino.

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