accadde…oggi: nel 1913 nasce Rosa Parks, di Germana Carillo
Rosa Parks: biografia e frasi della donna che cambiò la storia con un no sul bus
Donna di colore, un colore, quello nero, che negli Stati Uniti degli anni ’50 dava fastidio ai più, Rosa Parks figlia di James Parks e Leona McCauley, nacque a Tuskegee, Alabama, il 4 febbraio 1913.
Di confessione metodista, nel 1932 Rosa sposò Raymond Parks, già attivo nel movimento dei diritti civili, e di diede all’umile lavoro si sarta in un grande magazzino di Montgomery, in Alabama.
Dal 1943 cominciò a far parte del Movimento per i diritti civili statunitensi e diventò segretaria della sezione di Montgomery della National Association for the Advancement of Colored People (NAACP). Intorno al 1955 – nello stesso periodo in cui Martin Luther King lottava per far valere i diritti dei neri – iniziò a frequentare un centro educativo per i diritti dei lavoratori e l’uguaglianza razziale, la Highlander Folk School.
Segregazione massiccia negli stati che avevano fatto parte della Confederazione durante la Guerra Civile. Si trattava di un sistema molto rigido che tendeva a tenere nettamente separate le persone di colore. Mezzi di trasporto e luoghi e uffici pubblici, per non parlare delle scuole, dei posti di lavoro, della differenziazione dei bagni e dei ristoranti e del diritto al voto negato: gli afroamericani erano i ghettizzati e i reietti.
Furono le cosiddette leggi Jim Crow dei singoli stati – emanate tra il 1876 e il 1965 – a creare di fatto una spregevole segregazione razziale in tutti i servizi pubblici, istituendo uno posizione di “separati ma uguali” per i neri americani e per i membri di alcuni gruppi razziali diversi dai bianchi.
Anche nell’esercito venne applicata la segregazione razziale, che fu dichiarata incostituzionale dalla Corte Suprema nel 1954, con la sentenza Brown v. Board of Education. Ma le leggi Jim Crow furono abrogate soltanto dal Civil Rights Act del 1964 e dal Voting Rights Act del 1965.
“Le persone dicono sempre che non ho ceduto il mio posto perché ero stanca, ma non è vero. Non ero stanca fisicamente o non più di quanto non lo fossi di solito alla fine di una giornata di lavoro. Non ero vecchia, anche se alcuni hanno un’immagine di me da vecchia allora. Avevo 42 anni. No, l’unica cosa di cui ero stanca era subire” ( “Rosa Parks: My Story”)
Eccola lì che pare di vederla Rosa Parks mentre conosce bene quello di cui lei e tutti le persone segregate hanno diritto e rimbecca un secco no all’autista che le intimava di lasciare il posto a un bianco. Da allora ha inizio la protesta civile e politica contro la segregazione razziale in America.
Era la sera del primo dicembre del 1955, quando, a Montgomery, Rosa Parks tornando a casa dal lavoro salì sull’autobus che era solita prendere. Ma quella sera non c’erano posti liberi tra quelli riservati ai neri e così andò a sedersi in su un sedile libero tra quelli comuni che potevano essere occupati sia da neri che da bianchi nel caso tutti fossero già occupati.
Ma, tempo di qualche fermata, e montò sul pullman un uomo bianco al quale, secondo la fatidica legge in vigore, Rosa avrebbe dovuto lasciare il posto.
Ma nulla, nemmeno bastarono le intimidazioni dell”autista: Rosa non si alzò né lasciò il posto al bianco.
L’autista chiamò allora la polizia e Rosa venne arrestata con l’accusa di “condotta impropria”. La sera stessa fu liberata grazie a una cauzione pagata da un avvocato bianco antirazzista. Il giorno dell’inizio del processo, su iniziativa di Jo Ann Robinson, un’altra donna nera che stampò e diffuse clandestinamente dei volantini grazie alla coalizione di donne attiviste della città, iniziò un boicottaggio dei mezzi pubblici da parte di tutta la comunità nera di Montgomery che smise di usarli per ben 381 giorni.
Lo stesso Martin Luther King descrisse l’episodio come
“l’espressione individuale di una bramosia infinita di dignità umana e libertà”, aggiungendo che Rosa
“rimase seduta a quel posto in nome dei soprusi accumulati giorno dopo giorno e della sconfinata aspirazione delle generazioni future”.
Il boicottaggio mise in ginocchio la rete di trasporti pubblici locali, usati soprattutto dai neri.
Nel 1956 il processo arrivò alla Corte Suprema: pronunciandosi sul caso Parks, la Corte decretò che la segregazione dei neri sui pullman dell’Alabama era incostituzionale.Da allora Rosa Parks è chiamata anche “The Mother of the Civil Rights movement”, la donna che, come disse Bill Clinton consegnandole un’onorificenza nel 1999, “mettendosi a sedere, si alzò per difendere i diritti di tutti e la dignità dell’America”.