le stelle di Kabul, di Nadia Hashimi, recensione di Loredana De Vita

“Le stelle di Kabul” (Piemme, 2022) è un romanzo di Nadia Hashimi di grande impatto emotivo.
La storia è ambientata tra Afghanistan e Stati Uniti a partire dal colpo di Stato del 1978, ricordato come la rivolta di Saur, che vide la distruzione del governo e l’avvento dei talebani.
È la storia di una sopravvissuta, Sitara, costretta ad assumere il nome della sorella morta, Aryana, che era nata in America, per poter abbandonare la sua terra natale e salvarsi grazie all’aiuto di un’ambasciatrice americana che la adotterà, ma grazie anche a uno dei soldati, Sahir, che la porterà fuori dal palazzo del potere gravemente assediato affidandola proprio a quella donna.
Eppure, Aryana/Sitara non sarà mai riconoscente a quel soldato, poiché lo ha visto accanto ai corpi dei suoi genitori e del fratellino di appena tre anni ed è sicura che sia lui ad averli uccisi. Spesso, però, ciò che appare può essere diverso da come la mente lo memorizza.
Aryana comincia la sua nuova vita in America, diventa oncologa, ma dentro di sé porta dubbi e sensi di colpa che non la liberano dalla sua storia. D’altra parte, lo stesso nome che le è stato consegnato, Aryana, significa “Afghanistan”, quasi a imprimere in lei il segno della sua appartenenza.
Come fare a liberarsi davvero del senso di colpa? Come ricostruire sul dolore consapevole? Tornare e riempire i vuoti, forse, ed è quello che Aryana proverà a fare.
In questo percorso a ritroso la donna sarà accompagnata dalla madre adottiva e da Clay, un giornalista americano molto critico sul comportamento degli Stati Uniti verso l’Afghanistan durante la Guerra Fredda; un comportamento, ritiene, pari e uguale a quello della Russia, una rivalità giocata sulla vita di una nazione povera e senza più punti di riferimento dove la violenza dilaga, le regole contro le donne diventano implacabili, il silenzio delle nazioni diventa strumento di ulteriore annientamento.
Molto interessante, quasi simbolica, è la professione di Aryana: è un’oncologa, destinata, quindi, a estirpare “il male” dal corpo fisico dei suoi pazienti senza poter dare loro la certezza della salvezza né essere in grado di annullare il dolore interiore della malattia.
“Le stelle di Kabul” (Piemme, 2022) di Nadia Hashimi è un romanzo scritto con un linguaggio poetico che riconcilia il tempo del dolore e quello della sua accettazione.