Caos calmo di Sandro Veronesi, recensione di Daniela Domenici

CAOS CALMO Un “bravissimo” al mio concittadino e quasi
coetaneo Sandro Veronesi. Intanto per la perfetta scelta dell’ossimoro del
titolo: semplicemente superlativo l’abbinamento tra “caos”, sostantivo che
evoca subito affollamento, confusione e rumore con l’aggettivo “calmo”, in
assoluta perfetta antitesi, che rimanda immagini di pace, silenzio e
tranquillità.

Da notare anche la magica assonanza musicale tra le due parole
del titolo: provate a ripeterle come un ritmo interiore, ne ricaverete una
musicalità imprevista, direi una specie di mantra! Credo che il messaggio che
l’autore voglia farci pervenire sia questo: in mezzo al quotidiano caos
cittadino, tra i gesti ripetitivi e automatici delle persone che ci circondano,
il protagonista compie un gesto di rottura, di calma: sceglie di rimanere
davanti alla scuola della figlia per intere giornate. E questa sua scelta,
provocata da un evento dolorosamente drammatico e decisa senza rifletterci
troppo, ha delle conseguenze impreviste, degli effetti collaterali a catena: il
protagonista diventa, suo malgrado, l’ascoltatore dei dolori altrui, accoglie
le confidenze di una serie di persone (fratello, cognata, colleghi, superiori)
che improvvisamente decidono di “scaricare” su di lui i loro affanni e le loro
problematiche, fino alle parole finali della figlia che danno una svolta alla
storia imprevista alla storia.

Perché non provare anche noi, ogni tanto, a
compiere un gesto diverso dal solito, come quello del protagonista, che ci
porti a vedere le cose e le persone che ci stanno intorno con occhi diversi?
(semplicemente magico il gioco inventato dal protagonista per far felice il
bimbo down)

Un altro “bravissimo” se lo merita per lo stile scelto, che
echeggia lo “stream of consciousness, il flusso di coscienza di Joyciana
memoria, ma che Veronesi riesce a personalizzare, a rendere assolutamente non
noioso, nonostante l’oggettiva difficoltà, con opportuni “inserimenti” di
“momenti” ironici, umoristici o erotici, che spezzano il ritmo senza fiato
della narrazione.