“La fuga di Casanova”, magica recensione di Fausta Spazzacampagna

Quando l’emozione ti prende al punto di arrivare alla fine dello spettacolo con le lacrime agli occhi, e non sono lacrime di tristezza, quando devi riprendere fiato perché hai la sensazione di non aver respirato per non perdere un solo attimo, quando fai fatica a tornare “a terra” … Allora diventa difficile trovare le parole giuste per descrivere uno spettacolo. Certo, si può e si deve mettere in risalto la bellezza della regia, della scenografia, dei costumi, della forza di suggestione di un testo di intensa poesia: insieme raccontano l’anima di un’epoca ormai lontana, con la dolcezza di un ritmo e un tempo “senza fretta”, da vivere in profondità, a metà strada tra realtà e sogno…  E’ facile parlare della commovente interpretazione che Maurizio Lombardi (tra l’altro anche autore del testo) fa di questo Casanova al termine della sua vita, in quest’ultimo giorno del 1799 che è passaggio tra due secoli di forti cambiamenti, esiliato, solo, con l’unico affetto del suo tenerissimo servitore che è incapace di vivere senza di lui – ben disegnato dal giovanissimo Pierfrancesco Scannavino – dell’improvviso irrompere nella vita di Casanova della giovanissima Terese, così profondamente innamorata di  questo uomo ormai vecchio e stanco ma ancora capace di ammaliare – che una giovanissima  Camilla Dania ha reso con tutta l’irruenza e la dolcezza di una giovane. Ma – e questo è ciò che mi innamora del Teatro – c’è quel sentimento che al di là di un giudizio obiettivo sullo spettacolo, lo fa percepire ad ognuno in modo personale ….da cuore a cuore. Quel Casanova, mio coetaneo nello spettacolo – un tempo conosciuto da tutti come uomo affascinante, grande amatore, affabulatore  e galante seduttore – nonostante lo spirito di rinnovamento che lo seduce e ammalia fino a farlo “rimettere in piedi” come una speranza di nuova possibilità di vita – rimane ancorato fino alla morte al suo secolo…..lasciando andar via la  “novità”. Non so se nelle intenzioni di Maurizio Lombardi ci fosse l’idea di come questo spettacolo potesse essere d’aiuto ad una generazione più “grande” a salvarsi dal rischio dell’attaccamento al passato, ma io l’ho percepito come proposta vitale….. …..mentre il servitore si affloscia a terra, inutile burattino senza più fili….. Solo una parola in più per ringraziare Marco Predieri …e la neve…che ci hanno fatto concludere questa stagione con un vero capolavoro e gli attori nella speranza di rivederli presto….