“Sin” di Alessandro Vizzino, recensione di Daniela Domenici
Un titolo brevissimo, una sola parola di tre lettere, per un libro di 648 pagine, una scelta quasi ossimorica, un contrasto tra l’estrema brevità di “Sin” la cui pronuncia inglese colpisce come un proiettile e la corposità del volume che può intimorire, a un primo impatto anche per i colori scelti per la copertina, il rosso del titolo sul grigio scuro dell’immagine ma che invece si rivela una lettura affascinante e attraente a tal punto che ti dimentichi quante sono le pagine e t’immergi in questa storia, che l’autore Alessandro Vizzino ha immaginato per questa sua opera prima, per riemergerne solo alla fine.
“Sin” è un’opera, come dice la quarta di copertina, “corale…in cui ciascuno è protagonista e nessuno è comparsa…che non disdegna molteplici punti d’analogia con importanti lavori della letteratura thriller noir o del cinema…”: a questo aggiungerei anche della televisione perché la prima analogia, la più evidente secondo me, è quella con la trasmissione (che non ho mai personalmente visto ma di cui ho sentito parlare e letto) “Il grande fratello”; la differenza fondamentale tra il libro e la trasmissione è che mentre in quest’ultima le persone scelgono volontariamente di entrare in quell’appartamento in “Sin” i protagonisti ci si trovano senza che lo desiderino e se ne rendano conto, costretti da una volontà superiore, e questo fa già la prima differenza. L’analogia invece è che, in entrambi, il pubblico determina il vincitore ma non posso dirvi altro su questo perché è qui il nocciolo vero di “Sin”, il suo fascino segreto.
Un’altra analogia che mi è venuta in mente leggendolo è quella con un capolavoro della letteratura inglese, “1984” di Orwell che lo scrisse una quarantina di anni prima della data del titolo, nel 1948; anche Vizzino ha immaginato che questa sua storia si collochi in un futuro abbastanza prossimo, nel 2052, tra quarant’anni e lo ha “colorato” di tutte le novità informatiche che la sua preparazione specifica nel campo riesce a immaginare.
Da appassionata numerologa quale sono mi ha colpito positivamente la scelta dell’autore di usare il 10 come numero dei protagonisti di questo suo thriller noir, cinque uomini e cinque donne, 10 come i comandamenti dati a Mosè sul monte Sinai (notare l’assonanza con “sin”) che saranno la chiave di volta per dipanare la matassa, per tentare di capire la successione degli eventi, per dar loro una ragione plausibile da parte degli abitanti della casa che man mano impari a conoscere e amare, quasi, come se fossero persone conosciute e questo è un altro valore aggiunto da parte di Vizzino che ha saputo delinearli così bene sia fisicamente che psicologicamente sia, soprattutto, grazie ai dialoghi che ce li rendono vivi, quasi tangibili, e ognuno di noi è portato per mano, senza rendersene conto, a fare una selezione tra di loro, a scegliere con chi si sente più in sintonia.
Non voglio dirvi altro per non togliervi il piacere della lettura: Alessandro Vizzino può, con il suo “Sin”, entrare a pieno diritto nel ristretto olimpo in cui già si trovano nomi come Dan Brown o Giorgio Faletti, tanto per citare i primi che mi vengono in mente.
pubblicata su www.aphorism.it
Molto bella la tua recensione 🙂
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grazie Fausta, gentilissima 🙂
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Una recensione completa, da cogliere al volo….come un peccato!!
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grazie carissima :-)))
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