“Nati nella porpora” di Bert D’Arragon, Tipheret editore, recensione di Daniela Domenici

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È appena stato presentato al Salone del Libro di Torino, quale debutto più prestigioso si può immaginare per una propria creatura letteraria, ed eccomi qui pronta a parlarvene.

Mi riferisco al secondo volume della trilogia bizantina “Nati nella porpora – la storia di Berengario da Paradyse alla corte imperiale d’Oriente” a cui lo scrittore Bert D’Arragon ha dato vito un anno e mezzo dopo il primo, “Il bimbo e la quercia”, da me recensito

https://danielaedintorni.com/2014/12/03/il-bimbo-e-la-quercia-di-bert-darragon-tipheret-editore-recensione-di-daniela-domenici/

Ho amato profondamente il primo volume, come di deduce dalla mia recensione, e ancora di più, se possibile, questo suo secondo per vari motivi.

Innanzitutto perché D’Arragon riesce, con la sua profonda conoscenza dei luoghi e dei fatti storici da lui straordinariamente romanzati, a farci vivere in quegli anni, dal 1334 a 1364, come se fossimo davvero presenti, visualizzando e quasi ascoltando i discorsi tra Berengario, sua moglie Eirene e il fratello di lei Demetrio insieme a tutti/e gli/le altri/e coprotagonisti/e, importanti e meno, nobili e non, tra Costantinopoli, Adrianopoli, Tessalonica, Didymotico, Bursa e tante altre città dell’impero romano d’Oriente dopo la morte dell’imperatore Andronico III.

E anche per la struttura narrativa da lui inaugurata nel primo volume e qui ripetuta, ampliata e variata perché nella “cornice” principale della narrazione di Eirene, moglie di Berengario e madre di Elena e Nicola, ormai anziana e ritiratasi a vivere nel convento di cui l’amica Eulogia era la badessa, si inseriscono ad hoc le lettere di Berengario dai vari luoghi dove viene mandato e di Demetrio nelle pagine finali rendendo questo testo che, come il primo, è intriso di profonda spiritualità, più agile e piacevole da leggere nonostante la sua mole alquanto ragguardevole.

Anche in questa mia seconda recensione vorrei estrapolare più di un paragrafo ma vi lascio con una frase dalle ultime pagine del libro “La luce divina è ovunque, la trovate in ogni essere, basta imparare a vederla”: grazie Bert, aspetto il terzo e conclusivo volume della tua trilogia.