“La stanza di mio fratello” di Anne Icart, traduzione di Valeria Galassi, recensione di Daniela Domenici
A distanza di pochi giorni mi è capitato di leggere due splendidi libri sul tema
della diversità, “Il futuro è lunedì” di Anna Maria Colucci e “La stanza di mio
fratello” di Anne Icart nell’ottima traduzione dal francese di Valeria Galassi.
Le due opere sono idealmente legate da elementi comuni: intanto il fatto che
gli autori sono entrambi donne, che le protagoniste delle due storie abbiano un
fratello disabile che amano in modo straordinario e che l’editore di entrambi i
libri sia la Corbaccio che ringrazio per l’attenzione che pone, con questa sua
scelta, al mondo dei “diversi”.
La protagonista di “La stanza di mio fratello“, Anne, sceglie, alla fine, di non
sposarsi e di non avere figli e motiva la sua decisione con queste parole che
sono la sintesi perfetta di questo delicatissimo e commovente libro”…ho te. Grazie
a te mi sento utile. Grazie a te so cosa vuol dire amare come una madre. La mia
vita ha un senso. Veglio su di te. Da molto tempo ti accetto come sei. Anche se
non è sempre facile. Non ce l’ho mai avuta con te per questo. Oppure solo un po’.
Non è con te che me la prendo, so bene che non è colpa tua se hai le ali
spezzate. So che avresti preferito volare. Sei mio fratello. Non esiste nessun
altro uguale a te. Sei unico. E io ho smesso di cercarne altri. Non sono sicura
che ti avrei preferito diverso, normale. Grazie, Jesus Christ. Ho imparato ad
amare la parola handicappato…io sono come sono. Tu sei quel che sei. Non serve
a niente voler essere diversi. Lo siamo già…non ti lascerò mai solo. Rimetteremo
i letti in diagonale”. Queste ultime parole sono anche il titolo originale
della versione francese “Les lits en diagonale”, che sono il simbolo del
momento più bello della vita dei due fratelli, l’infanzia, quando ancora
dormivano nella stessa stanza con i letti, appunto, in diagonale e il mondo,
con le sue enormi, infinite difficoltà per Philippe, amorevolmente chiamato
Philo, era ancora fuori da quella stanza: merci Anne pour ton histoire.