formazione dei giovani ed educazione ai generi, di Loredana De Vita

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C’è un filo conduttore nella ricerca di una donna che impiega la parola per esprimere il proprio pensiero, per confrontarsi con le diverse realtà, per cercare un significato alla vita stessa.

Il mio l’ho trovato nella ricerca della vita in due ambiti che, apparentemente separati, costituiscono un unicum: la formazione dei giovani e l’educazione ai generi. Non sono percorsi disgiunti, è chiaro, poiché tramite la formazione degli adolescenti si perviene anche all’educazione ai generi, un tema che non può essere trascurato nella formazione di qualsiasi essere umano. Scopro, poi, all’interno degli stessi ambiti, come dei “sottolegami” che rappresentano essi stessi un percorso non destinato a fermarsi. I miei libri, infatti, sia quelli dedicati alla relazione tra adolescenti e adulti, sia quelli che mettono le “donne” al focus, sono narrazioni in stili diversi (dal saggio al romanzo) per dare voce alla stessa esigenza: la centralità della persona, di ciascuna persona, come individuo ma, soprattutto, come legame. Che cosa unisce la parola scritta alla narrazione reale delle storie delle persone? Il rispetto per la realtà di ciascuno, il desiderio di esserne parte, l’esigenza di confrontarsi e scoprire i nuovi sensi (significati e direzioni) che l’arricchimento della presenza dell’altro delinea.

Penso, in particolare in questi giorni in cui è uscito il mio ultimo libro, un romanzo, “Non scavalcare quel muro” (Nulla Die editore), penso alla diversità dello stile con cui la realtà femminile può essere narrata: un saggio sociologico (Donna a metà, Nulla Die, 2014) in cui si denuda il bisogno di essere se stesse che diviene la cifra di relazioni umane e serie con il maschile; un saggio letterario (Oltre lo specchio. Immagini e cultura del femminile, Nulla Die, 2014) che consente l’analisi del femminile attraverso una rilettura della letteratura che consente il superamento dei luoghi comuni e degli stereotipi; infine, per ora, un romanzo (Non scavalcare quel muro, Nulla Die, 2017) che imprime una svolta narrativa per rendere efficace la parola e la narrazione delle donne. Ecco, questo percorso che non sembra volersi fermare, e non deve, è una ricerca, è il segno di un percorso che scruta nel profondo tentando chiavi di interpretazione diverse ma per raccontare lo stesso senso: non siamo fuori dalla vita e la vita che ci percorre è solo una piccola parte della nostra esistenza che reclama di espandersi e accogliere ed essere accolti nella dalla e con la vita degli altri.

https://danielaedintorni.com/2017/01/10/non-scavalcare-quel-muro-di-loredana-de-vita-recensione-di-daniela-domenici/