Tin Hinan e il Popolo Blu, di Chiara Caruso
C’era una volta un pacifico regno che sorgeva in mezzo al deserto. Narravano antiche e polverose cronache, che in un tempo lontano lì sorgesse la mitica e perduta Atlantide. Qui viveva un re buono con la sua regina e la sua bella figlia Tin Hinan. Erano molto alti, la loro pelle era insolitamente chiara e i loro lineamenti gentili.
La loro vita, e quella dei loro sudditi, trascorreva serena finché un brutto giorno, un cugino del re, che aveva tramato a lungo nell’ombra, rivendicò il trono. Con la violenza di una tempesta di sabbia, rovesciò il trono, fece imprigionare i sovrani e rivendicò la mano della bella principessa.
Tin Hinan, però, riuscì a sottrarsi a tanta furia e di notte, insieme alla sua fidata ancella Takamat, presero due cammelle e due asine, le caricarono in gran fretta di provviste e fuggirono nella notte, col favore delle tenebre.
Così ha inizio la mitica stirpe dei Tuareg, il popolo blu, blu come la notte in cui la loro grande madre intraprese il lungo viaggio nel deserto che la portò alla fondazione di questa nobile stirpe di donne libere e guerrieri nomadi.
Tin Hinan è, secondo la leggenda, la progenitrice del popolo dei Tuareg. Numerosi racconti tradizionali esistono su di lei, e, dal momento che questa eroina leggendaria ha colpito la fantasia degli Europei, non mancano le opere letterarie e cinematografiche che dalla sua figura hanno preso spunto.
Su alcuni punti vi è una concordanza quasi completa tra tutte le fonti: Tin Hinan sarebbe stata una nobile donna musulmana, giunta nella regione dell’Ahaggar provenendo dal Tafilalet (una regione del sud del Marocco) in compagnia di una ancella, Takama, in un’epoca in cui la regione era ancora abitata dagli Isebeten, il popolo che precedette gli odierni Tuareg. Questi Isebeten erano molto ingenui e primitivi, praticavano l’idolatria e parlavano un dialetto berbero considerato “rozzo” dai tuareg.
Partendo da questa base comune, le varie tradizioni si differenziano poi al momento di definire con precisione quale fu la discendenza di Tin Hinan (e quella di Takama). In generale, si sostiene che le tribù più nobili discendono da Tin Hinan e quelle “vassalle” da Takama.
A rafforzare le narrazioni che asseriscono l’autenticità storica di Tin Hinan vi è un colossale monumento megalitico, situato nei pressi di Abalessa, che viene da tutti indicato come “la tomba di Tin Hinan”. Si tratta di uno di quei monumenti megalitici noti come édebni, formati dall’accumulo di massi che possono avere le forme più, che per i Tuareg sarebbero le tombe degli Ijabbaren, popolazione di giganti dell’antichità.
Il monumento è alquanto complesso, contenendo non meno di undici vani sotterranei circondati da una spessa muraglia. All’interno di una di queste stanze, venne rinvenuta una tomba contenente uno scheletro di donna circondato da un ricco corredo funebre. La datazione della sepoltura oscilla tra il IV e il V secolo, precedente di circa tre secoli la nascita dell’Islam, per cui la pretesa che la progenitrice sepolta in quella tomba fosse musulmana deve essere considerata erronea. Viceversa, sembra che il tipo architettonico del monumento funebre appartenga ad una tradizione che ha il Tafilalet come uno dei suoi centri più importanti. In definitiva, considerando anche il fatto che lo sposo di Kella non sembra risalire al di là del XVIII secolo, sembra logico pensare che le tribù nobili dell’Ahaggar si siano forgiati una ascendenza estremamente antica impadronendosi della memoria, ormai persa nelle nebbie del tempo, di questa antica regina del Sahara.
Quando gli europei vennero a contatto con la civiltà dei Tuareg, rimasero impressionati da molti tratti di questo popolo così misterioso e così fiero. Un tratto che colpì molto la fantasia fu il ruolo della donna in quella società. È una realtà il fatto che la società Tuareg riconosca alla donna un ruolo di primo piano e una libertà di costumi impensabile per gli altri popoli di religione musulmana. Le donne Tuareg non si velano (a differenza degli uomini), possono divorziare, portare con sé i figli e conservare le proprietà dopo il divorzio, e sono titolari del diritto di trasmettere il potere per via matrilineare.
https://allascopertadelledonne.wordpress.com/2016/05/25/tin-hinan-e-il-popolo-blu/