Orfeo, andata e ritorno dal mondo delle ombre, di Rosalia Messina, recensione di Daniela Domenici

È la prima volta che mi viene fatto dono di un testo teatrale per un parere personale in quanto recensora ed è stato amore a prima vita.

Mi auguro che questo testo immaginato e creato da Rosalia Messina, splendida scrittrice di origine siciliana e giudice, trovi presto una compagnia che lo metta in scena perché è deliziosamente ironico e assolutamente originale il modo in cui l’autrice rielabora il celebre mito di Orfeo ed Euridice e lo rende attualissimo, molto vicino alle tematiche dei nostri giorni, e che le ha fatto ricevere una menzione d’onore, con merito, al premio Borgese a Catania.

Il cast è composto da un’attrice, Euridice naturalmente, e tre attori, Orfeo, Aristeo e Caronte. Chi sarà Aristeo? È l’unico nome non conosciuto tra i quattro, iniziamo da lui, quindi. Messina immagina che Aristeo sia un uomo che prova a consolare Euridice, a distrarla un po’ dalla tristezza del suo matrimonio con Orfeo che la rende inappagata e profondamente sola, e che durante una passeggiata con Aristeo lei muoia per il morso di un serpente nei cespugli precipitando nel mondo delle ombre.

Rosalia Messina immagina una motivazione diversa, che non vi rivelerò, per il celebre momento in cui Orfeo si gira, nonostante il divieto di Caronte, condannando Euridice (in questo caso il verbo non è esatto ma il perché lo scoprirete leggendolo) a rimanere in quel mondo; il gesto di Orfeo è una naturale conseguenza dei dialoghi precedenti tra di loro e di quelli tra lui e Aristeo lassù, prima di intraprendere il viaggio.

Mi auguro di poter presto essere la recensora teatrale di questo testo e di regalare i miei complimenti e i miei applausi, dopo quelli all’autrice, anche al cast.