sprizzava passione politica e civile da ogni poro, di Ester Rizzo

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Penelope e Don Chisciotte: questi i nomi di battaglia di Laura Bianchini, Madre Costituente, che partecipò attivamente alla Resistenza. Era nata a Castenedolo, in provincia di Brescia, in una famiglia di modeste condizioni economiche. Laura, infatti, non ebbe la possibilità di continuare a frequentare la scuola e già a quattordici anni lavorava. Da autodidatta conseguì il diploma magistrale e in seguito si iscrisse all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano, laureandosi in Lettere nel 1932.

Come scrive Graziella Gaballo nel profilo a lei dedicato nell’Enciclopedia delle donne on line, Laura Bianchini “poliedrica figura di intellettuale, giornalista militante, politica, parlamentare, educatrice e insegnante, pur avendo giocato un ruolo politico di rilievo, è, tra le 21 Costituenti, la meno conosciuta”.

La sua casa fu, non solo la sede delle riunioni di militari e politici antifascisti della città di Brescia, ma anche il luogo dove si stampava “Brescia libera” un giornale in cui Laura era redattrice. Da quelle pagine esortava soprattutto gli insegnanti a non prestare giuramento al governo della Repubblica Sociale Italiana. Così scriveva: “Se giurate, non siete educatori di anime, siete dei corruttori del costume”.

Tutto questo le procurò le attenzioni della polizia fascista e fu costretta a trasferirsi a Milano dove proseguì la sua attività con le Fiamme Verdi, che erano le formazioni partigiane cattoliche. Laura si occupava dei detenuti politici, dell’assistenza alle famiglie dei patrioti, aiutava gli ebrei a raggiungere la Svizzera non disdegnando di mettere a repentaglio la propria vita. Per tutto ciò le fu conferito il grado di maggiore dell’esercito partigiano

Dopo la guerra fu eletta all’Assemblea costituente nelle fila della Democrazia Cristiana. Ricoprì anche l’incarico di Segretaria della Commissione Istruzione e Belle Arti e della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla miseria in Italia e sui mezzi per combatterla.

Dedicò moltissimo del suo impegno politico ai problemi delle donne e della scuola. In quest’ultimo campo si impegnò per rendere la scuola obbligatoria fino ai quattordici anni, presentando un progetto che però non riuscì a trasformarsi in legge. Ciò l’amareggiò moltissimo.

Nel 1953 non verrà ricandidata per ostilità nei suoi confronti all’interno del suo stesso partito. Ritornò così ad insegnare, infatti fino al 1973 fu docente di Storia e Filosofia al liceo classico “Virgilio” di Roma. Si è spenta nel 1983. A Castenedolo, una via è stata a lei intitolata.

Così viene ricordata: ”Era piuttosto scorbutica, scostante e burbera, con un carattere forte da vecchio alpino, ma sprizzava vita e intelligenza, passione politica, civile e cristiana da ogni poro”.

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