Elettra Pollastrini e la sua tenace lotta contro il fascismo, di Ester Rizzo

Elettra Pollastrini e la sua tenace lotta contro il fascismo

Era nata a Rieti nel 1908 ma subito dopo la nascita la sua famiglia si trasferì ad Ancona. Qui si ammalò gravemente ed i genitori, per un certo periodo l’affidarono alle cure di un orfanotrofio. Dopo due anni, guarita, dovette di nuovo trasferirsi con la famiglia a La Spezia e qui Elettra Pollastrini studierà conseguendo il diploma di Tecnico. Nel frattempo, suo fratello Olindo, di sei anni più grande, era diventato un fervente socialista, avverso al fascismo che andava diffondendosi  in Italia.

Quando il padre muore e la famiglia versa in condizioni economiche molto precarie, Olindo emigra in Francia, trova lavoro alla Renault e ricompone il nucleo familiare facendosi raggiungere dalla madre e da Elettra. Anche lei trova lavoro alla Renault, fa la perforatrice, ma viene licenziata perché aveva preso parte ad uno sciopero. Trova un nuovo impiego come traduttrice e nel frattempo si iscrive al Partito comunista francese, sezione italiana. E così diventò “indesiderabile”, venne arrestata, tradotta in carcere e poi inviata nel campo d’internamento di Rieucros (insieme ad altre italiane tra cui la futura Madre Costituente Teresa Noce).

Estradata, viene rinchiusa nel carcere di Rieti dove si ammala di tubercolosi. Viene così ricoverata nel sanatorio di Pescina e una volta guarita mandata al confino. Ma Elettra continua la sua attività antifascista e viene arrestata dai nazisti e deportata in Germania dove viene incarcerata per 20 mesi. Una gioventù sempre in giro, braccata e incarcerata.

Finalmente con la Liberazione rientra in Italia e viene eletta all’Assemblea Costituente nelle fila del Partito Comunista Italiano. Rimane in Parlamento fino al 1958, collezionando, per il suo spirito battagliero, un certo numero di autorizzazioni a procedere per resistenza alla forza pubblica. Scrive Grazia Gotti “Una le arriva in seguito ad un’energica risposta data a un prete che, per contrastarla, si era prodigato in un piccolo capolavoro di alta spiritualità, dicendo per le pollastre ci vuole il gallo”.

Dopo l’impegno parlamentare, il Partito la manda in Sicilia per collaborare alla locale commissione femminile. Ma lei non riesce a restare nei “ranghi imposti” e così si trasferisce a Budapest, dove per cinque anni lavora come giornalista a Radio Budapest. Rientrata a Rieti continua ad occuparsi di politica pur non ottenendo più ruoli di spicco. La città le ha intitolato una via ed anche la sezione locale dell’A.N.P.I. (Associazione nazionale partigiani) porta il suo nome.

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