Maram al-Masri, quando la poesia riesce a scalfire l’indifferenza del mondo, di Ester Rizzo

Maram al-Masri. Quando la poesia riesce a scalfire l’indifferenza del mondo

Da Lattakia, città affacciata sul Mar Mediterraneo, di fronte all’isola di Cipro, alla Valle dei Templi di Agrigento. Qui è approdata, un paio di anni fa, la poesia di Maram al-Masri, poetessa siriana, che, di fronte al Tempio di Giunione, declamando i suoi versi, ha incantato gli spettatori. La casa editrice Medinova di Antonio Liotta, dopo tale evento, ha deciso di pubblicare una raccolta di poesie di Maram, dal titolo “Lontananza” con la prefazione di Isabella Camera d’Affitto.

Un piccolo ma prezioso volume in arabo, francese ed italiano che racchiude, in versi, una vita di ribellione, di esilio forzato, di dolore personale ed universale. E i versi della poetessa esprimono il suo dissenso: la poesia diventa atto di resistenza al regime siriano e richiesta di rispetto dei diritti umani.

“Noi esiliati/soffriamo di una malattia incurabile/l’amore per una patria/condannata a morte”

In questa raccolta di poesie emerge il dramma personale dell’autrice a cui fu rapito il figlioletto, di diciotto mesi, dal padre che non accettava la fine del loro matrimonio. Maram potrà riabbracciare il figlio dopo tredici, lunghi, anni : “Ogni giorno, piango/nelle vie/nella metropolitana/a cinema/a letto/nei sogni/nella tenerezza/ma /come un postino/ distribuisco il mio sorriso/ogni giorno, lievemente mi suicido/per rimanere viva”.

Ed ancora: ”Oh fratelli umani/oh mondo/avevo un figlio/ l’ho nascosto nel mio ventre/ha condiviso il mio corpo/l’ho nutrito del mio sangue/ gli ho raccontato i miei sogni/ho cantato per lui, sorrideva/l’ho portato in grembo, cessava di piangere/me l’hanno strappato dalle braccia/ ho smesso di cantare”.

Oltre allo strazio per il suo popolo dilaniato dalle bombe, Maram, ha vissuto lo strazio per il suo dolore personale ma forte e tenace ha continuato a cercare il conforto e la bellezza nella sua poesia. In altre sue poesie (“Arriva nuda la libertà”) troviamo le grida di dolore di una donna che paragona la sua amata Terra ad una ferita sanguinante, ad una madre lasciata sola sul letto di morte, ad un’orfana abbandonata da tutti.

Ma i suoi versi riescono a sublimare tutto lo squallore che la circonda, riescono a scalfire l’indifferenza del mondo, alla ricerca di un dignitoso angolo di pace in cui poter ritornare a vivere e sorridere.

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