I delitti di Genova, di Massimo Ansaldo, Fratelli Frilli editori, recensione di Daniela Domenici

Non è soltanto un giallo un po’ noir questo recente libro di Massimo Ansaldo, avvocato e scrittore ligure, ma è uno splendido romanzo che parte da un’indagine del commissario Nicola Teiro su cinque omicidi in seguito a una rapina a una gioielleria per diventare uno straordinario racconto psicologico che affascina e sorprende con un finale assolutamente inimmaginabile.

I primi complimenti vanno tributati alle caratterizzazioni psicologiche dei/lle protagonisti/e, dal commissario alla sua collega, l’ispettrice Ester Miniati, da Vaclav, il clochard, a Ramini e Grosso, ognuno/a diventa un unicum con il suo carico di dolori e di rancori pregressi, di scheletri nell’armadio, di ambizioni, di non rassegnazione e di voglia di riscatto: bravissimo!

E complimenti per aver inserito nella storia un nibbio reale che ha scelto di vivere su un noce nel giardino del commissario e che ha un ruolo non indifferente nella narrazione per il rapporto misterioso che si crea tra lui e Teiro.

Una standing ovation per il personaggio di Ester che è l’elemento clou, la dea ex machina, la portatrice di pace ma, allo stesso tempo, colei che ha delle intuizioni fondamentali, che non demorde, che cerca sempre il bandolo della matassa, che resisterà anche allo tsunami finale con un coraggio e con una scelta di vita commoventi.