hanging on a thread, di Loredana De Vita

https://writingistestifying.com/2022/05/02/hanging-on-a-thread/

Ogni vita è appesa a un filo, qualcuna un po’ di più.
Nel tempo, dando molto valore alla vita e alla sua essenza, ho compreso che quel filo, di per sé, conta più della vita stessa, che è come il cordone ombelicale che tiene legato il bimbo al ventre di sua madre e che, una volta reciso, non trarrà più da esso la linfa vitale e il suo sostentamento.
Si tratta di un filo che tiene insieme vita e morte e che all’una e all’altra dà il valore della gioia e della condivisione, del compimento e della dignità della persona.
Vita e morte, infatti, sono strettamente legate tra loro, ma anche a qualcosa di più, proprio da un filo come se fossero feti incompleti, l’uno dipendente dall’altro, l’uno incompiuto senza l’altro, eppure con una prospettiva che supera entrambi.
A che cosa sono legati? Quale la fonte del loro nutrimento e della loro essenza? Entrambi traggono senso dalla stessa essenza, entrambi emanano senso grazie alla stessa innata presenza. Quale?
Io non so che cosa sia, la cerco, sono da sempre in ricerca, ma so che oltre la scienza e la teologia, c’è amore in tutto questo e fedeltà e lealtà a un compimento che è anche trasformazione, evoluzione, adattamento, ma che in tutto e in ogni cosa lascia un segno della sua presenza mentre si adegua al cambiamento e gli dà significato.
Quel filo, allora, è un legame con ogni cosa e con il tutto. Quel filo è la consapevolezza della transitorietà, ma anche della responsabilità privata e personale, pubblica e comune, che richiede a ciascuna creatura di dare valore al proprio spazio e al proprio tempo, di curarli, di amarli, di dare loro un significato che superi il proprio egoismo ed interesse.
Prima che quel filo della vita si spezzi, dobbiamo, allora, fare in modo che il tempo del suo logoramento non sopraggiunga improvviso trovandoci pigri, inermi, traditori del senso che ci è stato affidato e ladri in una vita che non abbiamo voluto amare ma sprecare.
Non dobbiamo consentire che quel filo si arrotoli su se stesso, si attorcigli e annodi in modo che crediamo inestricabile quasi a voler prolungare la durata del nostro esistere… è inutile, quando il tempo del distacco arriva, arriva!
Non dobbiamo “esistere” soltanto, dobbiamo “esserci”. Essere nelle cose, ma soprattutto nelle persone; essere parte di un tempo condiviso e condivisibile; essere costruttori di pace e di senso; essere capaci di percorrere la vita e lo sguardo gli uni degli altri in modo che ogni nuova meta sia un traguardo verso l’essenza, un approdo verso un porto in cui mai nessuno si senta o sia tradito e venduto da se stesso prima che dagli altri.
Ogni vita è appesa a un filo, ma ogni vita ha il dolvere di dare un significato alla propria destinazione affinché, quando infine quel filo comunque si spezzerà, saremo pronti a lasciarci condurre e cullare dalla morte che fa di noi tesoro e memoria.