lady Frankenstein e l’orrenda progenie, di AA.VV, Iacobelli editore 2018, recensione di Loredana De Vita
“Lady Frankenstein e l’orrenda progenie” (Iacobelli, 2018) a cura di A.M. Crispino, S. de Simone, S. Neonato, G.Pezzuoli, C. Sanguineti, M. Vitale, è un’interessante raccolta di saggi che pone al centro dello studio non il romanzo “Frankenstein, or a Modern Prometheus” unicamente dal punto di vista dell’analisi letteraria, ma che amplia la sua visione grazie a un’analisi che ingloba, interpreta e traduce il pensiero e la condizione stessa della scrittrice Mary Shelley.
Ciascun saggio si propone, infatti, di dare un’interpretazione della storia del “mostro/creatura Frankenstein” come derivazione della relazione tra l’autrice e il suo tempo e, soprattutto la sua esperienza personale. Una lettura originale e moderna che apre a ulteriori possibili studi di un’opera dal grande e moderno valore letterario e culturale in senso più ampio.
Se è inevitabile, nella lettura del romanzo, chiedersi chi sia il mostro e se sia più mostro o più, in realtà, creatura; se è inevitabile il confronto tra le molteplici rappresentazioni cinematografiche che hanno dato luogo alle interpretazioni più svariate, qualcuna anche con “licenza poetica” (diciamo così), quello che davvero appare interessante e motivante alla lettura è la metafora tra la vita della creatura generata e resa “mostro” e la vita di Mary Shelley. Questa, infatti, da una parte sembra impersonare tutti i personaggi della sua fantasia visionaria, ma, dall’altra, c’è da interrogarsi se “l’orribile progenie” non incarni, piuttosto, la sua condizione di figlia nata provocando la morte della madre e di madre che ha visto morire due dei suoi figli.
Il problema della procreazione (Frankenstein è creato, ma non generato) è fondamentale nella stesura del testo, ci suggeriscono le autrici del libro in analisi, e ha risvolti che vanno oltre la creazione fisica di Frankenstein per analizzare il fatto che tale romanzo sia stato creato da una scrittrice donna in un’epoca in cui questo non era comprensibile e riconosciuto.
Allora, si interrogano le autrici che affrontano il tema da diversi punti di vista, come non visualizzare anche non solo l’abilità letteraria della Shelley, ma anche il suo precorrere i tempi anticipando quel problema delle donne letterate che, in seguito, diventerà tema fondamentale di molte autrici tra cui spicca Anna Maria Ortese.
D’altra parte, ci suggeriscono le studiose, la storia di Frankenstein nasce da una visione che, chissà, forse si trasforma in “previsione” di una società che resta indifferente dinanzi alla differenza che non comprende e che giustifica con la creazione (non generazione) di mostri e nemici.
La raccolta di saggi contiene molti spunti interessanti sia sui dati biografici della Shelley sia sulla contemporaneità della tematica che vede il suo proseguimento nella “demonizzazione” del Cyborg come presenza creata che contrasta il creatore (un esempio tra i tanti, il caso del replicante nel film “Blade Runner”).
“Lady Frankenstein e l’orrenda progenie” (Iacobelli, 2018) a cura di A.M. Crispino, S. de Simone, S. Neonato, G.Pezzuoli, C. Sanguineti, M. Vitale è un libro agile, corredato da ottima bibliografia, e accurato nell’indagine analitica, biografica e letteraria. Offre, pertanto, spunti per successivi approfondimenti.