la ragazza che scrisse Frankenstein, di Fiona Sampson, recensione di Loredana De Vita
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“La ragazza che scrisse Frankenstein. Vita di Mary Shelley” (UTET, 2018) di Fiona Sampson è un’interessante e accurata biografia di Mary Wollstonecraft Shelley, figlia di William Godwin e Mary Wollstonecraft, moglie di Percy Shelley, scrittrice nota soprattutto per il romanzo “Frankenstein”, ma, in realtà, autrice di altri importanti e interessanti romanzi.
Il volume ha il pregio di narrare la biografia della scrittrice britannica con continui riferimenti ai diari e alle lettere che Mary Shelley scrisse nel corso della sua vita e che danno luce a una donna che, sin dalla nascita, ha conosciuto dolore e abbandono, tradimento e solitudine senza mai darsi per vinta, ma, anzi, rileggendo e interpretando la propria storia attraverso la sua scrittura.
Per fare da guida lungo il percorso biografico di Mary Shelley, la curatrice, Fiona Sampson, ripercorre le tracce evidenti del pensiero e del vissuto della Shelley in particolare nella narrazione di Frankenstein i cui temi, attuali come non mai, richiamano l’attenzione sul valore etico del generare, diverso dall’illusione del creare. La dicotomia tra generare e creare sembra aver accompagnato la vita di Mary Shelly che porta su di sé il peso della morte della madre pochi giorni dopo il parto. Un dolore e un vuoto che continuano a ripetersi in seguito alla morte di tre dei suoi figli.
Interessante anche è la relazione tra il poeta e la narratrice, marito e moglie infine, Mary e Percy; un legame che si basa sull’idea di amore libero da parte di Percy Shelley e di resistenza (anche passiva) da parte di Mary. Una vita “sbandata”, sempre in fuga dai creditori, dalle maldicenze, ma, soprattutto, dalla solitudine interiore di una vita in cui Mary non riesce a trovare il proprio posto e la propria definizione. La frequentazione con intellettuali e scrittori e poeti prima presso la casa del padre Godwin e poi con Percy, se da una parte la arricchisce, dall’altra la deprime poiché sembra sempre sottoposta a giudizio e sempre colta in fallo. Eppure, infine, Mary, umanissima Mary, riuscirà a trovare la propria definizione e, alla morte di Percy, a vivere con l’unico figlio rimastole una libertà e una posizione culturale nella quale non avrebbe creduto agli inizi della sua fuga con Percy.
La biografia di Mary Shelley, “La ragazza che scrisse Frankenstein. Vita di Mary Shelley” (UTET, 2018), così come raccontata da Fiona Sampson, ci restituisce il valore di una donna alla ricerca di sé, fragile ma forte nella sua perseveranza, che nella scrittura saprà tradurre il significato nascosto di tutti i fantasmi della propria vita.