lost humanity, di Loredana De Vita

https://writingistestifying.com/2023/03/04/lost-humanity/

Essere accanto all’altro significa anche rinunciare alle proprie comodità, ai propri ritmi; significa accorrere e accogliere. È mettersi a disposizione, insomma, al bisogno che chiama e che impone di mettere da parte ogni egoismo a favore della coscienza.
Nella società individualista che abbiamo costruito, questa scelta diventa sempre più difficile, poiché si vive di egoismi così come di egoismo si muore.
È un problema di motivazione. Quali sono le motivazioni che guidano il nostro percorso? Perché facciamo quello che facciamo (o non lo facciamo)? Quanto siamo disposti a fare in onore della giustizia e della verità che non possono mai riguardare solo noi stessi? Quale consapevolezza abbiamo della responsabilità che ci unisce agli altri esseri umani in un mondo che non appartiene solo a noi ma di cui tutti siamo parte?
Non si può trascurare il proprio impegno con l’altro e per l’altro. Non è giusto sottrarsi ai propri doveri nell’assurda presunzione di avere dei diritti che valgano solo per noi.
È una lezione antica, a ogni diritto corrisponde un dovere, non perché ci animi l’atavico “do ut des”, ma perché la propria libertà può essere costruita solo sulla responsabilità consapevole.
Non riesco a togliermi dalla mente quella figura composta e assorta del Presidente Mattarella dinanzi alle bare dei naufraghi in Calabria. Quanto dolore e solitudine in quella sua compostezza, ma quanta onestà e responsabilità in quel capo di Stato lasciato solo da un governo che intanto si spende in polemiche e menzogne.
Ho pensato che quello era il momento del dolore e del riconoscimento, dovevano essere tutti lì non a esibirsi, ma a versare lacrime composte, ma non c’erano poiché non c’era nulla da esibire che desse un tornaconto.
Il resto, le indagini, faranno il loro corso e ci sarà il tempo della verità, almeno spero, ma quello era il momento del raccoglimento e della desolazione, della presa d’atto anche delle proprie colpe, del silenzio composto che accompagna chi non ha più un destino.
In quella sala, tra i morti e i vivi, regnava un dolore eterno cui nessuno può dare ristoro, neanche la giustizia, solo l’umanità e la fratellanza sarebbe stata necessaria oltre che un dovere.
Quello era il momento per ritrovarsi umani, riscoprire una coscienza che si è persa nei cunicoli oscuri dei giochi di forza e di potere, di scoprire un prestigio fatto di umanità e non di calcolo, di etica e non di sperequazione.
Quel Presidente, mite e addolorato, rappresenta lo Stato, ma, soprattutto, quella parte che non si è lasciata soggiogare all’oblio e dall’odio, dalla cattivera e dall’ironia malevola, poiché ciò che conta davvero è il solo dono della vita cui ormai sempre meno si è riconoscenti, di cui, ormai, sempre meno sono i testimoni.

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