Maria Teresa Agnesi Pinottini, di Silvia De Maria

 

Maria Teresa Agnesi Pinottini

Protagonista degli ambienti culturali milanesi del XVIII secolo, Maria Teresa Agnesi è stata un’artista versatile che orienta la sua creatività musicale sia verso il teatro sia verso altri generi musicali, privilegiando le composizioni per clavicembalo di cui è abile virtuosa.

Nata a Milano il 17 ottobre 1720, il suo nome è rimasto a lungo dimenticato, nonostante le sue musiche abbiano accompagnato momenti importanti della vita sociale delle corti dell’epoca. Nel secondo Settecento, durante l’assolutismo illuminato dell’imperatrice d’Austria Maria Teresa, la città ferve culturalmente sotto l’impulso di personaggi quali Verri, Beccaria, Parini. In questo contesto Maria Teresa riceve, assieme alla sorella Gaetana (celebre matematica), un’educazione straordinariamente liberale, approfondita e aperta, senza quelle remore che di solito distinguevano la formazione delle fanciulle. Grazie infatti all’apertura mentale del padre, ella può assecondare la propria passione per la musica ed ha subito l’occasione di mettersi in mostra negli incontri culturali organizzati nel salotto di famiglia, ai quali partecipano ospiti sia italiani che stranieri. Divenuta celebre come clavicembalista e come autrice di brani cameristici, a ventisette anni vede consacrata anche la propria abilità di compositrice: nel 1747 la sua cantata Il ristoro d’Arcadia è dedicata al delegato imperiale Gian Luca Pallavicini e l’opera Sofonisba viene destinata all’imperatore Francesco I per l’onomastico della consorte Maria Teresa.

Nel 1752 vita personale e vita artistica si incrociano: morto il padre, Teresa sposa Pietro Antonio Pinottini e lavora a un melodrammaNitocri, su libretto di Apostolo Zeno, mentre nel 1753 la messa in scena di Ciro in Armenia, per Federico Augusto di Sassonia re di Polonia, viene allestita al Teatro Regio Ducale di Milano. Il 1753 vede il riconoscimento ufficiale della musicista nel giudizio di Giammaria Mazzuchelli che scrive di lei: «Maria Teresa si distingue in modo particolare nella cognizione della musica, nella quale è la meraviglia de’ più rinomati Professori di tal arte ch’ella non abbia pari in Europa. Essa compone con tale idea, gusto, intelligenza, ed espressione di parole, con tale novità di stile, e con tali motivi, per parlare co’ nomi dell’arte, da sorprenderne chicchessia».

Nel 1755‒56 Agnesi scrive le musiche per Il Re Pastore adattando il famoso libretto di Pietro Metastasio, utilizzato poi in seguito anche da Mozart. Il celebre musicologo inglese Charles Burney, in visita a Milano in quegli anni, la ricorda protagonista di una serata culturale: «Mi hanno fatto entrare in un salone grande e bello dove c’erano trenta persone di tutte le nazioni d’Europa disposte in circolo, e la signora Agnesi seduta da sola. Dopo la conversazione suonò al clavicembalo, quasi fosse lo stesso Rameau, brani di Rameau e altri composti da lei stessa, e cantò accompagnandosi da sé». Negli anni che seguono non solo cresce il numero delle composizioni musicali di Maria Teresa, ma aumenta anche la considerazione che gli intellettuali hanno nei suoi confronti. Basti citare, a esempio, le Cinque cantate per musica in versi “da rappresentarsi nel Regio Ducal Palazzo” a lei dedicate nel 1756 da Pietro Domenico Soresi, come lei componente dell’Accademia dei Trasformati della quale fa parte anche Giuseppe Parini. Sono ancora prova del suo successo L’Insubria consolata, “componimento drammatico” del 1766 destinato alle feste di fidanzamento di Maria Ricciarda Beatrice d’Este con Ferdinando d’Austria, e Ulisse in Campania, serenata composta due anni dopo per il matrimonio di Ferdinando IV di Borbone con Maria Carolina d’Asburgo a Napoli.

Sappiamo infine, dalle cronache delle persone presenti alla serata, che nel 1770 fa parte della ristrettissima cerchia che a Palazzo Firmian accoglie il quattordicenne Mozart nel suo passaggio in città. Dopo quella data le notizie sull’arte di Teresa vanno tuttavia scomparendo: rimasta vedova e caduta in ristrettezze economiche, muore a Milano nel 1795. Artista per vocazione, professionista per preparazione e formazione, oltre che per l’esito delle sue composizioni, Maria Teresa resta a lungo considerata una ‘dilettante’ per il ruolo sociale che l’epoca assegnava alle donne. Oltre alle citate opere teatrali e da camera, ha lasciato un cospicuo corpus di composizioni destinate alla tastiera, compresi alcuni concerti con accompagnamento di archi. La scrittura solistica per tastiera è di notevole livello virtuosistico e rivela evidenti influenze di Domenico Scarlatti e soprattutto di Jean — Philippe Rameau; nel genere del concerto per clavicembalo, all’epoca poco diffuso in Italia, Agnesi si dimostra vicina alla sensibilità di Baldassarre Galuppi o di Tommaso Giordani. Il suo stile nella musica vocale si distingue per l’intensità espressiva e drammatica, la definizione dei caratteri e degli affetti trova corrispondenza sia nei libretti che Teresa scriveva da sé sia nella musica elaborata attraverso il sapiente uso dell’armonia, tanto apprezzato dal teorico Giordano Riccati.