anatomia della solitudine, di Thomas Wolfe, recensione di Loredana De Vita

Thomas Wolfe: Anatomia della solitudine

Nel suo breve saggio “Anatomia della solitudine” (Apnea) Thomas Wolfe opera un’attenta analisi di che cosa sia la solitudine e di quanto essa sia parte della vita di ciascun essere umano senza distinzione.
Già il titolo, con l’inserimento del termine “anatomia” annuncia a una riflessione che intenda dissezionare il termine “solitudine” fino ad arrivare alle sue radici prima di poterne definire il male o il bene.
Interessante il riferirsi dell’autore a due figure dell’antico e del nuovo testamento che offre come emblema della solitudine e come archetipo del significato reale e profondo che essa può assumere nell’esistenza individuale: Giobbe e Gesù.
Giobbe, sottoposto a prove che potrebbero togliergli la speranza, prove che deve affrontare da solo e senza il sostegno di nulla altro che della sua fede, non smette di amare la vita e di essere grato per la sua esistenza nonostante le sofferenze cui è soggetto. Gesù, che affronta da solo il Calvario, le incomprensioni e il dolore della morte, non perde la sua fiducia nell’essere umano, ne ha cura fino all’ultimo respiro e nell’amore offre il significato della propria vita nonostante il sacrificio della vita stessa. Due figure emblematiche che segnano un percorso possibile nella vita di ogni individuo.
Ogni uomo, ci dice Wolfe in sintesi, è solo e questo è inevitabile, ma ogni uomo può dare significato alla propria solitudine e viverla compiendo atti d’amore che, pur non annullando la condizione di uomini soli, colma di valori e doni l’esitenza di ciascuno.
“Anatomia della solitudine” (Apnea) di Thomas Wolfe è una bella occasione per riflettere sulla condizione dell’uomo senza abbattersi ma traendo, anzi, forza, proprio dalla sofferenza.