“Semina il vento” di Alessandro Perissinotto, recensione di Daniela Domenici
Non conoscevamo questo scrittore prima di leggere questa sua opera recente “Semina il vento” pubblicata da Piemme, abbiamo saputo leggendo la terza di copertina che, invece, è un autore alquanto prolifico avendo già scritto e pubblicato una decina di opere prima di questa oltre a essere docente universitario a Torino.
Diciamo subito che ci è piaciuto molto sia per lo stile di scrittura che per la trama alquanto originale in cui si mescola quel tanto di thriller che la rende godibilissima ma in cui domina un argomento “forte” come la xenofobia esasperata che porta a conseguenze tragiche e devastanti per i due protagonisti principali della storia, Giacomo, il maestro elementare di origini piemontesi che vive e lavora per un breve tempo a Parigi, e Shirin, sua moglie, una francese di origini iraniane che si occupa di statistiche per un’azienda.
La storia si snoda tutta tra Parigi, appunto, e Molini, paese d’origine di Giacomo, che si trasforma da luogo accogliente in cui ritrovare le proprie radici, un vero paradiso per Giacomo e Shirin, in un inferno per la coppia, dovuto al vento dell’odio, “semina vento e raccoglierai tempesta”, diceva il nonno del protagonista, al fanatismo delle religioni, all’arroganza del potere e all’intolleranza latente e strisciante; con un esito inimmaginabile date le premesse di amore e serenità di Giacomo e Shirin, un epilogo atroce che ci lascia con un senso di rabbia per le cose non dette, per i chiarimenti non dati, per l’odio razziale che divampa lentamente ma inesorabilmente separando per sempre i due innamorati e seminando morte.
Anche questo libro, come molti di quelli che ci è capitato di leggere ultimamente, andrebbe sottoposto all’attenzione degli studenti delle scuole superiori per riflettere, insieme ai docenti, su cosa sia la xenofobia e su come si possa combattere in modo civile e non violento.
……e la lista si allunga….. 🙂
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