Archeologia letteraria: scoprire le vite e le opere delle scrittrici vittoriane, di Alexis Easley, da me tradotto e rielaborato
Nel 1845 Eliza Lynn Linton, 23 anni, persuase suo padre a fornirle i fondi necessari per trascorrere un anno a Londra scrivendo il suo primo romanzo. Mentre partiva dalla casa natale nel Cumberland rifletteva “le mie scelte sono fatte…e perciò e per sempre ho rotto la mia dipendenza con la vecchia casa e ho posto il mio volto verso la Terra Promessa – la terra dove troverò lavoro, fama, libertà e felicità”.
Sono sempre stata affascinata dalle donne che hanno rischiato tutto per seguire la vita letteraria durante l’età vittoriana.
Alcune come Linton ebbero successo: nel 1848 aveva pubblicato due romanzi e stava lavorando come “staff writer” al “Morning Chronicle”. Altre scrittrici faticavano nell’oscurità scrivendo articoli, storie e poesie per una stampa periodica largamente anonima.
Negli anni sono stata ispirata a raccontare le loro storie per illuminare le barriere e le opportunità che le donne hanno incontrato mentre negoziavano un posto nel mercato letterario dominato dagli uomini.
Il mio primo libro “First-Person Anonymous: Women Writers and Victorian Print Media” del 2004, esplorava le vite e le opere di cinque di queste scrittrici: George Eliot, Elizabeth Gaskell, Harriet Martineau, Christina Rossetti e Christian Johnstone.
Mentre cercavo le loro storie fui colpita dal ruolo significativo che il giornalismo periodico giocò nel permettere le loro carriere. Eliot e Johnstone furono editors di grandi periodici e Gaskell, Rossetti e Martineau pubblicarono le loro prime opere su riviste di piccola circolazione.
La convenzione di pubblicazioni in anonimo e con pseudonimi le mise in grado di scrivere su argomenti generalmente “off limits” per le scrittrici del periodo inclusa la politica, l’economia e la scienza.
Quando pubblicarono la loro narrativa nei periodici adottarono molte delle strategie narrative associate con la stampa periodica. Per esempio i primi romanzi di Elizabeth Gaskell pubblicati sul “Journal” di Howitt hanno quasi la stessa prospettiva radicale e lo zelo filantropico di altri contenuti della rivista. La stampa periodica non solo forniva alle donne nuove sedi e strategie narrative per la loro opera ma le metteva anche in grado di vendersi come celebrità letterarie.
Il mio secondo libro “Literary Celebrity, Gender, and Victorian Authorship” del 2011 ha esplorato i modi in cui le donne furono in grado di usare lo sviluppo dei mezzi di celebrità per ampliare le loro stesse carriere e ri-raccontare la storia britannica con le loro parole.
Ho anche esaminato il ruolo delle celebrità letterarie maschili e femminili nella formazione dell’identità nazionale britannica.
Poiché i vittoriani facevano il giro delle case e dei luoghi di ritrovo degli scrittori famosi svilupparono un senso di eredità nazionale condivisa. Allo stesso tempo leggendo i resoconti sensazionali delle vite degli scrittori erano in grado di riconsiderare i ruoli di genere e i “domestic arrangements”.
Ho scoperto che la celebrità letteraria veniva utilizzata anche per altri scopi inclusa la professionalizzazione della medicina, lo sviluppo del movimento all’aria aperta e la formazione del canone letterario.
Il mio interesse per l’intersezione tra letteratura vittoriana e giornalismo mi ha portato a un’associazione di lunga durata con la “Research Society for Victorian Periodicals”. Nel 2012 sono stata scelta per gestire la rivista dell’organizzazione “Victorian Periodicals Review” fondata nel 1968. Assumere questo ruolo mi ha messo in grado di approfondire la mia comprensione del campo.
http://www.stthomas.edu/news/literary-archaeology-uncovering-lives-works-victorian-women-writers/