Simone Veil o Simone Weil? Due donne per l’Europa, di Maria Pia Di Nonno

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VEIL, Simone, 1993, Femme Politique (F) © ERLING MANDELMANN ©

Chi è stata la prima Presidente del Parlamento europeo eletto a suffragio universale nel 1979? Simone Veil o Simone Weil? Chi è stata la filosofa, mistica che scrisse, tra le tante cose, sulla soppressione dei partiti politici, sull’oppressione dei lavoratori e sulla dignità umana? Simone Veil o Simone Weil? Una strana coincidenza e assonanza di nomi unisce queste due donne straordinarie, tanto diverse e al contempo tanto simili. Entrambe francesi e nate in due famiglie ebree non praticanti ed entrambe impegnate a difendere, ognuna con le proprie competenze e nel proprio settore, la dignità umana. Due donne che, sebbene perseguendo delle strade diverse, sono giunte ad un medesimo desiderio: costruire un’Europa migliore per evitare che l’umanità compisse nuovamente i tragici errori del passato.

La Simone Veil, prima Presidente del Parlamento Europeo eletto a suffragio universale nel 1979, diede un apporto concreto e tangibile alla politica europea. Ma il suo nome è legato anche ad un’altra battaglia. Ovvero, quella per il riconoscimento dell’aborto in Francia. Una lunga battaglia che vide tra le sue protagoniste un’altra ben nota Simone, Simone De Beauvoir, autrice del Secondo Sesso. La seconda invece, Simone Weil, supportò diversamente la sua idea di Europa. Lo fece partecipando come attivista in movimenti sindacali e di resistenza e soprattutto scrivendo. Morta a soli trentaquattro anni Simone Weil, ha lasciato in eredità all’umanità una serie di scritti e di pensieri che interrogano gli uomini e ne scuotono gli animi.

Simone Veil (Jacob), che prese il cognome di suo marito Antoine Veil, nacque a Nizza nel 1927. La sua infanzia fu felice e spensierata fino a che non cominciarono a Nizza i rastrellamenti di ebrei. Venne bloccata da degli agenti delle SS, il 30 marzo del 1944, mentre passeggiava con i suoi falsi documenti per le strade della città per festeggiare gli esami di maturità sostenuti il giorno prima. A nulla valse la copertura, venne riconosciuta. Iniziò così l’epopea di quella felice famiglia che si trovò così, a guerra finita, dimezzata. Suo padre André, suo fratello Jean e sua madre Yvonne non sopravvissero. Ritornarono in Francia solo in tre: lei, sua sorella Denise e Milou, che morì in seguito per un fatale incidente stradale che costò la vita anche al suo bambino. Una vita certamente non facile quella di Simone. Una donna bellissima e affascinante e che era riuscita con il tempo a sviluppare una tenacia incredibile. Contro il volere del marito, Antoine Veil che incontrò durante gli studi a Science-Po e che sposò in giovane età nel 1946, decise di intraprende la carriera di magistrato. Lavorò nel settore penitenziario, senza dimenticare le sofferenze nei campi di concentramento, cercando di migliorare le ignobili condizioni in cui i detenuti, e in particolare le detenute, versavano. Non fu facile e se ne rese conto. Da lì poco a poco, contro ogni sua possibile aspettativa, divenne Ministro della Sanità. E poi nel 1979 seguì un altro colpo di scena. Simone Veil venne eletta al Parlamento Europeo, per la prima volta eletto a suffragio universale, e nel suo bellissimo discorso ricorda e ringrazia la francese Louise Weiss, con la quale si scambiò un caloroso abbraccio al termine del suo intervento, ricordando la sua battaglia per l’Europa, per le battaglie condotte per l’emancipazione delle donne e per la pace. Pace e dignità umana, sono questi i temi che maggiormente stavano a cuore a Simone Veil; la quale ricordava la sua esperienza ad Auschwitz-Birkenau, il 27 gennaio 2015, con queste parole “Non bastava distruggere i nostri corpi. Bisognava anche farci perdere la nostra anima, la nostra coscienza, la nostra umanità. Privati dell’identità fin dall’ arrivo, attraverso il numero ancora tatuato sul nostro braccio, non eravamo altro che degli Stuecke, dei pezzi.”

Parallelamente a quella di Simone Veil scorreva la vita, altrettanto turbolenta, di Simone Weil. Simone Weil nacque a Parigi nel 1909. Si laureò in Filosofia, dove incrociò anche Simone De Beauvoir, ed iniziò ad insegnare. Ma il suo animo inquieto e la guerra la portarono presto ad abbandonare, dopo alcuni congedi, il suo tranquillo posto da insegnante. Lavorò in alcune fabbriche per toccare con mano la questione operaia. Creò e propose un progetto per contrastare le SS denominandolo Progetto d’una formazione di infermiere di prima linea. Poi partì per gli Stati Uniti, dove entrò in contatto anche con Jacques Maritain, ma sentì ben presto crescere in lei un forte senso di colpa. Non poteva rimanere inerte mentre la gente continuava a morire, doveva fare qualcosa per il proprio Paese. Decise, così, di prendere parte a France Combattante e di recarsi in Inghilterra. Fu quello, molto probabilmente, il periodo più proficuo dal punto di vista intellettuale. Simone scrisse moltissimo in quegli anni e pubblicò anche il Preludio a una dichiarazione dei doveri verso l’essere umano in cui tracciò le linee per una nuova e più pacifica civiltà. E in cui evidenziò che non basta parlare di diritti, gli uomini devono essere chiamati a prendersi, tutti, le responsabilità delle proprie azioni. Non è sufficiente chiedere diritti universali, ma è necessario riconoscere i doveri universali. Morì, giovanissima a soli 34 anni, di tifo ad Ashford nel 1943.

Queste due storie apparentemente diverse, ma inspiegabilmente legate tra loro, mostrano quanto il ruolo delle donne sia stato concreto e incisivo nella creazione del progetto europeo e quanto si possa ancora prendere spunto da quei sani ideali, che ancora oggi l’Europa stenta ad assimilare. Queste sono solo due storie, ma ce ne sarebbero molte altre, e sembrano quasi dar voce al bellissimo messaggio di Paolo VI, a conclusione del Concilio Vaticano II, alle donne: “Donne di tutto l’universo, cristiane o non credenti, a cui è affidata la vita in questo momento così grave della storia, spetta a voi salvare la pace del mondo!”

https://mariapiadinonno.wordpress.com/2016/07/