La piuma dell’angelo, di Rosaria Carbone, edizioni Leima, recensione di Daniela Domenici
La Sicilia mi ha “chiamato” dagli stand del Books Pride di Genova con questo romanzo di un’autrice a me sconosciuta e ho fatto bene a rispondere al suo richiamo: Rosaria Carbone ha immaginato una storia molto ben articolata su vari piani temporali, con una struttura a incastri tinta nel giallo, la cui protagonista è una splendida donna coraggiosa, Anna Lisa, che anche grazie al suo lavoro di assistente sociale in un nosocomio siciliano ma soprattutto per l’innamoramento graduale e profondo per quella terra (che è anche la mia), la sua gente, i suoi paesaggi, la sua lingua e le sue tradizioni, riuscirà a metterci radici e a contribuire al suo cambiamento insieme ad alcune colleghe e colleghi, a scardinare sistemi occulti facendo sentire la propria voce per far “tremare gli animi dormienti e rabbrividire gli ipocriti saccenti” perché bisogna avere “il coraggio di denunciare, denunciare e ancora denunciare, a testa alta, anche a costo della vita!”
Ottima l’idea stilistica di inserire frasi in lingua sicula senza traduzione, dà maggiore colore alla storia e la contestualizza, e molto ben delineati/e i/le tanti/e coprotagonisti/e di questo romanzo, da Carmela e Vittoria, le due sorelle di Pietro Antonio, a Matteo e a suo padre il primario, da Pasquale a Michele; la vicenda creata da Carbone si svolge in due scenari diametralmente opposti, “da un lato una Milano gelida e nebbiosa, dall’altro l’entroterra siciliano, ammaliante e a tratti aspro”, terra in cui Anna Lisa sceglierà di rimanere dopo essersi innamorata di Pietro Antonio e ancora di più dopo un delitto improvviso che sconvolge la sua vita e quella di molte altre persone provocando ripercussioni a largo raggio e per un periodo molto lungo.